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Le malattie dei bambini

Quando si cerca un figlio sappiamo bene quali

sono i dubbi e speranze, tutto il circo che gira intorno a questa ricerca impazzita.

Chi come noi ha avuto un figlio grazie alla donazione di gameti, avrà altre cose in più a cui pensare, perché continua a pesare sulla testa di nostro figlio la non conoscenza del 50% del suo patrimonio genetico. Se sembra una cosa da poco conto, realmente non lo è, cioè: già prima che il bambino nasca dobbiamo mettere bene in chiaro con qualsiasi tipo di medico che il bambino che portiamo in grembo è figlio di una fecondazione eterologa.

Il bimbo nasce, cresce e tutti i medici con cui avrà a che fare dovranno/vorranno sapere quali sono le sue origini: origini che neanche noi sappiamo per certo ma non ce ne preoccupiamo, perché non è il sangue quello che conta, non è realmente il suo DNA che ce lo fa sentire più o meno nostro. Siamo sereni, perché chi ha donato i gameti è stato rivoltato come un calzino, è stato sottoposto a molti screening, proprio per non incappare in problematiche mediche. Il donatore della coppia, riceve "lo stesso trattamento", proprio perché la compatibilità deve essere sicura e senza macchia.

Socialità

Questa estate, il nostro cucciolo ha fatto passi da gigante: sempre più vocabolario, si comporta da bimbo grande, ha

imparato a giocare con gli altri bimbi.

Nonostante a noi adulti sembri così semplice e immediata come cosa, interagire faccia a faccia con un altro bimbo (cioè senza litigarsi i giochi, senza stare vicini ma facendo le cose da soli) richiede tempo. Ed io sono contenta, perché sembra che finalmente sia arrivato il tempo/momento giusto.

Attorno ai due anni i bambini iniziano ad essere attratti dai coetanei e dai bambini più grandi, infatti iniziano brevi interazioni con gli altri: i piccoli si guardano, si prendono i giochi l’uno dalle mani dell’altro; il loro rapportarsi agli altri bambini non prevede un progetto di gioco comune, ma si tratta di scambi brevi e fugaci. È verso i tre anni che i bambini iniziano a giocare insieme agli altri, soprattutto in quello che si chiama "gioco parallelo".

Abbiamo scelto di mandare lo scorso anno il nostro bimbo al nido, perché frequentare i coetanei è importante fin da piccoli - e non avendo amichetti vicini, ci è sembrata una buona soluzione anche per questo!

E così, dopo mille corse in riva al mare insieme a Sofia, cercando di costruire un gran castello di sabbia; dopo troppi calci alla palla insieme a Leonardo ed altre monellerie varie, ecco che torna il momento della scuola: quale miglior occasione per crescere ancora, avere un confronto con coetanei (e non solo), sentirsi parte di un gruppo etc?

Nuove emozioni, nuovi amichetti ma tanta voglia di tornare a giocare nello spazio che lo ha coccolato e accolto lo scorso anno.

Vedremo piccoli passi/cambiamenti, che poi diventeranno il nuovo modo di essere, di pensare e di agire del nostro bambino.

E noi, pronto a sostenerlo, a tendergli la mano per non fargli perdere l'equilibrio... ad insegnargli le cose più semplici ed importanti della vita.

A piccoli passi, un giorno per volta, cresce e noi con lui!

Pensando alla paura


Ultimamente, mi sono accorta che sono diventata "più paurosa" o meglio, su certi argomenti, mi sento più "spaventata".

Sarà che avere un piccolo a carico, è un impegno a 360 gradi, specialmente dal punto di vista emotivo. Questa estate abbiamo avuto due lutti importanti in famiglia, quindi forse per questo, inizio a pensare "e se a mio marito succedesse qualcosa?" oppure "se a me succedesse qualcosa?"

Magrezza


Ultimamente sto soffrendo molto sul tema corpo/peso. È un continuo "Come sei magra. Ma mangi?! Ma sei anoressica? Sei sicura di stare bene?" e anche se sorrido, è una cosa che andando avanti nel tempo, mi infastidisce molto.
È come quando dicono "ma come sei ingrassata!!". Ecco, pensiamo che anche al contrario può essere considerato un insulto. Solo che tutti vorrebbero essere magri, quindi per la maggior parte delle persone, fare questo tipo di commento, è quasi un complimento.
Sono sempre stata magra. Sono nata piccola, non sono tanto alta e di peso, non ho mai superato una certa soglia. Neanche in gravidanza sono riuscita ad avere quella forma pienotta che sognavo, ma a parte la panciona, ho arrotondato giusto un po' le guance!

Buon compleANTA


Aspetto il giorno del mio compleanno, sempre con trepidazione. Mi piace festeggiare. Mi piace la dolce ansia che precede quel giorno. Quest'anno a maggior ragione, il primo compleanno da mamma, ma soprattutto la volta ai temuti ANTA. Infatti compiere 40 anni ci fa riflettere su certe cose e ci induce alle domande: “ho la vita che voglio?”, “sono felice?”, “ho realizzato i miei sogni?”. Si dice sia un’età per riflettere, per cambiare (se serve), per capire chi siamo e chi vogliamo essere.

Esogestazione

Il nostro cucciolo ha compiuto 9 mesi, e questi 9 mesi dopo la nascita, sono importanti tanto quanto la gravidanza stessa.

In questo periodo il piccolo si è abituato alla sua nuova vita, mentre noi genitori dobbiamo imparare a comprendere il bambino attraverso i segnali che ci manda (pianto, movimento etc).
Durante questo periodo, è vero che l’unico modo per poterlo calmare è tenerlo in braccio - povera la mia schiena, un’esigenza che in molti chiamano “vizio” (pure la suocera), anche se questo è un bisogno fisiologico che prende il nome di #esogestazione.

A volte sembriamo scordarci che i neonati sono stati tanto tempo dentro la nostra pancia, a stretto contatto con noi; rannicchiati per 9 mesi in un luogo nel quale si sono sentiti protetti e al sicuro, al caldo, mangiando dormendo giocando ai loro ritmi.

Octopus

Oggi parliamo di bambini.

Questo post è scritto in collaborazione con Daniela di Labocorner - Uncinetto e cucito per bambini.
È una dolcissima mamma e un'artigiana, che crea con passione articoli per bambini: dalle catenelle ciuccio ai portapannolini, sacchette per la scuola e cuscini, tutto personalizzabile nei colori e nei tessuti! Andate a scoprire i suoi lavori nella sua pagina!
E realizza anche i polipetti di cui vi parlerò tra poco...
 
Lo sapete che ogni anno nel mondo nascono 15 milioni di bambini prematuri? Questo significa che ogni 10 nascite, 1 è pretermine.
Le cause non sono sempre note. Esistono però alcune condizioni patologiche della madre o del feto che ne aumentano il rischio.

Essere madre

Non riesco ad avere un minimo di vita normale come prima della nascita del nostro piccolo: non ricordo cosa vuol dire dormire tutta la notte. Poi guardo nostro figlio, vedo i suoi occhi scuri, e sento dentro di me una forza incredibile. Ho amato tante persone in questa vita, ma l'amore che provo per lui è più forte di ogni altra cosa.

Insomma, perché facciamo figli? Li cerchiamo, a volte diventiamo pazze per averli e poi ci stravolgono la vita. Sono un pezzo del nostro cuore; li trattiamo con i guanti, li vestiamo con tutine e magliette, come se fossero delle bambole.

Abbiamo fatto degli errori, ne faremo altri e, avremo sempre intorno mamme che sembra non ne commettono, che siano migliori di noi.

Progressi

Durante il percorso di PMA e in tutti questi anni, ci sono stati sempre dei continui progressi o anche delle regressioni. Abbiamo sempre detto che affrontare tutto questo equivale ad andare sulle montagne russe: un momento si sta in cima e quello dopo giù nel baratro. Ed è proprio così, con tante urla e tante lacrime come quando ti va il vento negli occhi. Siamo pronti ad affrontare davvero tutto quello che ci troveremo davanti?

Il mio parto - 2 parte

Ero a digiuno da pranzo, stanca e dolorante, ormai chiunque passava davanti la mia sala travaglio buttava un occhio dentro, per vedere a che punto fossi.

Non ho avuto la percezione delle ore, ad un certo punto fuori la finestra è diventato scuro, era sera ed è arrivata con il buio una giovane ostetrica, Viviana che mi prende subito di petto, mi fa parlare, mi sprona e cerca di farmi visualizzare il piccolo. Nel frattempo, ho iniziato ad avere la sensazione di voler spingere, dopo tante ore di induzione, quindi l’arrivo di questa dottoressa non è un caso: a mano a mano che passano i minuti, arriva anche la ginecologa e una specializzanda, che iniziano a sistemarmi per il parto vero e proprio.

Il mio parto - 1 parte

Il tempo passa veloce, cioè, all’inizio della gravidanza anche i minuti sembrano eterni, ma mano a mano che passano i mesi, ti rendi conto che ci sono momenti in cui il tempo viene inghiottito e i giorni volano con uno schiocco di dita.

E così, dopo la ridatazione della mia DPP (data presunta parto) al 15 maggio (e non al 22), insieme al Dottor Gio, avevamo deciso per fare una induzione del parto, di non andare oltre le 40 settimane, sia per il mio percorso, sia perché il pupo sembrava un po’ grande.

Dopo l’unico monitoraggio fatto in ospedale, il Doc mi dice che ci vedremo da lì a 3 gg – giovedì mattina, per ricoverarmi e procedere con induzione e successivamente al parto. Esco da lì in lacrime, emozionata e spaventata allo stesso tempo. Posso utilizzare questi giorni per organizzare bene le ultime cose, e prepararmi anche psicologicamente all’arrivo del piccolo.

Avere 20 anni?

Per fortuna, ogni tanto riesco a ritagliarmi una passeggiata in una zona diversa dal mio quartiere (grazie mamma e papà che mi rapiscono, per farmi vedere “nuovi paesaggi”, ma la scusa era comunque un appuntamento in ospedale), così ieri, abbiamo passeggiato quasi un paio d’ore – la mia sciatica era in fiamme, grazie anche ai sampietrini, per non parlare delle caviglie, ma questa è un’altra storia… - per una zona turistica di Roma e mi sono sentita viva, libera, piena di vita. Erano mesi che non andavo così vicino al centro e rivedere un po’ di cose belle, mi ha fatto ricordare perché amo questa città, le sue luci, i suoi colori, i suoi graffiti e perché ho sempre amato il mio lavoro.

Un anno dopo

Stesso posto, stessa situazione, ma io sono diversa.

L'anno scorso in questo periodo, scrivevo un post su come la quarantena ci stesse inglobando nei primi giorni, giorni fatti di pulizie, colazioni golose, abbracci e tempo da passare con mio marito. Oggi invece, non mi cambia poi molto rispetto a qualche giorno fa, perchè continuo a stare a casa tranquilla, mio marito va a lavoro come tutti gli altri giorni e se mi affaccio, non mi pare che tra traffico e via vai di gente, sia cambiato poi molto. Anzi, sono scesa a fare la spesa ed eravamo in 2 in tutto il supermercato (qui potete dare una letta al post dello scorso anno).

Donne

Ho conosciuto tante ragazze e donne in questi anni, alcune le ho incontrate dal vivo, ci siamo conosciute tra punture e sogni, o abbiamo fatto in modo di conoscerci. Oppure ci sono quelle con cui condividiamo pagine di blog, con scritture fitte e commenti piccati; ci sono quelle dei social, che come me si nascondono dietro le paure e le ansie di questo percorso di PMA.

Ma quello che ci rende tutte uguali, è la forza che abbiamo, il coraggio con cui con i nostri compagni (a volte combattiamo anche contro di loro, come se avessimo davanti i mulini a vento), ci mettiamo anima e corpo in questo progetto chiamato FIGLIO.

Sarò capace?

Un bambino cercato, voluto, amato così tanto, da non pensare mai a quello che viene dopo la pancia e la gravidanza.

Prima è tutta l’emozione di scoprire il test positivo, poi godersi quei momenti che rendono unici l’attesa. Ma ad un certo punto, quando inizi a pensare a questa vita a tre, iniziano a sorgere i primi dubbi: “sarò capace di fare la mamma? L’ho sempre sognato, ma in pratica, come si fa?”

Piccole azioni quotidiane

Quello che fino a poco tempo fa sembrava normale, di routine direi, oggi mi sembra che abbia un nuovo “sapore”. Non sto parlando di chissà quale stravolgimento, ma ci sono tanti gesti che abbiamo sempre fatto in automatico, che ora sembrano diversi, perché fatti con spirito e pensieri differenti.

Quando ho affrontato il viaggio dell’infertilità (visite, analisi, momenti solo nostri), cercavo sempre di ritagliarmi un po’ di tempo per una preghiera, per chiedere un miracolo: l’ho sempre fatto guardando al cielo parlando con chi sta lassù, accendendo ceri e candele in giro, facendo soste in alcune chiese particolari, oltre che la sera prima di andare a letto. Ho sempre chiesto di trovare il modo per non soffrire, per far arrivare il nostro piccolo qui, semplicemente per farci essere felici.

Infertilità e altre varianti

In questi anni di ripetuta ricerca della cicogna, da ignorante (proprio perché ignoravo alcuni meccanismi del mio corpo) ho tentato varie strade, mi si sono affacciati mille e più motivi per cui non riuscissi a rimanere incinta. E nonostante gambe sue e giù, avere rapporti a giorni alterni, fare un salto e farne un altro, non abbiamo mai visto un positivo.

Eppure, ho sempre saputo come si facessero i bambini, me lo spiegarono con vari video e poi, anche più tardi, ho messo in pratica quello che avevamo letto o che mi avevano detto. 

Ma non è successo nulla.

Paura e paure

Ho conosciuto persone nuove, persone che mi hanno raccontato la loro storia, che si sono sentite vicine a me, che mi hanno voluto ringraziare per avergli dato una speranza e/o una parola di conforto.

Ho passato molto più tempo del solito sul social, in questo fine di 2020. Ho voluto interagire di più con le persone, ho voluto farmi sentire e dire “ci sono, anche se ora sono incinta, non mi scordo quello che ho passato e sono qui, pronta a dare un sorriso o una spalla per chi vorrà raccontarmi le sue gioie o dolori”.

Ma ho anche sentito da queste stesse persone, la loro fragilità e spesso la stessa domanda: “come ti sei sbarazzata della paura?”.

Si, sognare!

Tra le cose strane che mi sono successe in questo periodo, è sognare tanto.

Premesso che dormo tanto (all’inizio era soprattutto il progesterone che mi dava sonnolenza, mentre ora svegliandomi di notte, di pomeriggio spesso mi appisolo sul divano, ma devo mettere la sveglia), da subito ho iniziato a fare dei sogni strani; ho sognato la mia “amica” che non vedevo da più di un anno, ma tipo 2/3 notti di seguito e mi svegliavo agitata; ho sognato ovviamente di svegliarmi in un pozza rossa, perché mi era arrivato il ciclo; mi è capitato di scoprirmi vulnerabile e con la voglia di avere un po’ di intimità con mio marito (per ovvi motivi, all’inizio non ci sfioravamo neanche)… insomma cose strane, anche abbastanza vivide e soprattutto, ben chiare ogni volta che mi svegliavo.

Test prenatali

Quando sono uscita dalla prima visita con il Dottor Gio, ero molto felice ma mi sentivo anche confusa, visto che per la prima volta si era iniziato a parlare di test prenatali e mi sono accorta, di non saperne nulla.

Sono andata un po’ nel panico inizialmente, poi ho pensato che non è solo una decisione mia/nostra, ma tutte le coppie si trovano a dover pensare a questi test. Quali erano i dubbi? Procedere con la translucenza nucale e il Bi-test oppure, solo la translucenza e poi effettuare altre tipologie di test genetici sul feto?

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