È passato più di un mese da quando è nata la nostra bambina, e in tante anche tra le amiche più strette, ancora mi chiedono come è andato il parto.
Diario di bordo, idee e scritture senza filtri. No-mammy blog! Voglio mettere nero su bianco alcune emozioni e sensazioni di questo percorso particolare, lungo e difficoltoso che stiamo iniziando ad affrontare: la PMA!
È arrivato il momento di rompere la magia...
Perché si, voglio condividere con voi un altro pezzo di questo percorso.
Sono tornata a leggere i post della scorsa gravidanza, quando ci chiedevamo chi sarebbe arrivato nella nostra famiglia.
Anche stavolta abbiamo visualizzato il numero 4, e sia io che mio marito avevamo immaginato un altro maschietto (io ero davvero sicura, perché l'istinto materno non sbaglia mai); il nostro cucciolo avrebbe voluto "un fratellino E una sorellina", ma abbiamo cercato di spiegargli che c'era solo uno dei due in viaggio verso la nostra famiglia.
Questi ultimi mesi sono stati un continuo alti e bassi, delle montagne russe di emozioni che ancora oggi mi porto dietro.
Come iniziano le favole? Con "C'era una volta...".
Il mio corpo continua a tradirmi. Me la posso prendere solo con lui. Tanti sacrifici, tanti soldi, tante medicine... Tanta speranza che si è infranta. Sono passati 2 mesi da quel giorno, da quel transfer e vedo ancora nitida quella "stellina" che nel monitor viene rilasciata dentro di me.
Io ci credo al destino e credo anche nelle coincidenze; anche se stavolta qualcosa ho fatto finta di non vederla, ma insomma, mica deve coincidere proprio tutto tutto tutto tutto tutto tutto tutto vero?
Facciamo un passo indietro di più di un mese.
Ci siamo preparati al transfer psicologicamente, fisicamente, con le eco e le medicine, con l'alimentazione, con l'organizzazione giornaliera... E quindi non è un caso se il transfer sarà proprio il giorno quando, tre anni fa, ho scoperto le beta positive del nostro piccolo... però si sa, la vita ci mette alla prova e ci fa gli scherzetti. E allora... Il giorno prima vado al lavoro, mi porta mio marito in anticipo, ci prendiamo un po' di tempo insieme, ma io piena di ormoni mi faccio anche un piantarello e cerco di anestetizzare questo momento che aspetto da tempo. Dopo circa 20 min che lui mi ha lasciata, ricevo una sua chiamata "ho avuto un incidente con il motorino, sto bene ma sto aspettando l'ambulanza". Panico. Quella lacrime che stavo trattenendo diventano un fiume in piena. Sono tutto il giorno a lavoro tenendo i contatti con mio cognato e mio padre, che ricevevano aggiornamenti via SMS.
La disperazione nel pensare al giorno dopo, al nostro momento magico (mio marito niente di super grave) a quello che avremmo voluto/dovuto passare... Spalla rotta (da fare accertamenti), cuore rattoppato, niente sonno e tante occhiaie, la mattina seguente ci dirigiamo con il taxi in clinica.
Io sono pessima a fare le valigie, è un continuo
"non si sa mai, potrebbe servire". Con l'arrivo di un bambino, le esigenze e necessità di viaggio cambiano. E allora, sto imparando che "less Is more", ovvero, meglio poco che tanto - al massimo mi concedo un po' di shopping!! Ahaha!Sono sempre stata super brava a scrivere liste, ma poi ho comunque sempre fatto un macello e anche con il piccolo, inizio molto tempo prima a scrivere il necessario (metto un foglio attaccato all'armadio), per non perdermi nulla. Mettiamoci l'anima in pace, se la valigia (o automobile) non sarà stracarica, poco ci manca.
In questo periodo il piccolo si è abituato alla sua nuova vita, mentre noi genitori dobbiamo imparare a comprendere il bambino attraverso i segnali che ci manda (pianto, movimento etc).
Durante questo periodo, è vero che l’unico modo per poterlo calmare è tenerlo in braccio - povera la mia schiena, un’esigenza che in molti chiamano “vizio” (pure la suocera), anche se questo è un bisogno fisiologico che prende il nome di #esogestazione.
A volte sembriamo scordarci che i neonati sono stati tanto tempo dentro la nostra pancia, a stretto contatto con noi; rannicchiati per 9 mesi in un luogo nel quale si sono sentiti protetti e al sicuro, al caldo, mangiando dormendo giocando ai loro ritmi.
Insomma, perché facciamo figli? Li cerchiamo, a volte diventiamo pazze per averli e poi ci stravolgono la vita. Sono un pezzo del nostro cuore; li trattiamo con i guanti, li vestiamo con tutine e magliette, come se fossero delle bambole.
Abbiamo fatto degli errori, ne faremo altri e, avremo sempre intorno mamme che sembra non ne commettono, che siano migliori di noi.
Nella vita, quante volte vediamo qualcosa che non ci convince, e commentiamo con “io no, non farei mai così”.
Quando si cerca un figlio o quando si è incinta, a maggior ragione, si “analizzano” i comportamenti degli altri genitori, anche solo le storie raccontate, e dentro di noi immaginiamo una manina che fa avanti e indietro come per dire “no no, non sarò mai così/ non lo farò mai”.
Ecco, questo post lo chiamerò IO NO. Infatti si dice “È facile dire, no, io non lo farò mai, non lo accetterò mai, fino a che non capita proprio a te!”.
Sta iniziando una nuova vita, per il nostro bimbo, ma anche per noi tre come Famiglia, anche se all’inizio il carico maggiore (emotivo, fisico e pratico), ce l’avrò io, la mamma!
Non ho avuto la percezione delle ore, ad un certo punto fuori la finestra è diventato scuro, era sera ed è arrivata con il buio una giovane ostetrica, Viviana che mi prende subito di petto, mi fa parlare, mi sprona e cerca di farmi visualizzare il piccolo. Nel frattempo, ho iniziato ad avere la sensazione di voler spingere, dopo tante ore di induzione, quindi l’arrivo di questa dottoressa non è un caso: a mano a mano che passano i minuti, arriva anche la ginecologa e una specializzanda, che iniziano a sistemarmi per il parto vero e proprio.
E così, dopo la ridatazione della mia DPP (data presunta parto) al 15 maggio (e non al 22), insieme al Dottor Gio, avevamo deciso per fare una induzione del parto, di non andare oltre le 40 settimane, sia per il mio percorso, sia perché il pupo sembrava un po’ grande.
Dopo l’unico monitoraggio fatto in ospedale, il Doc mi dice che ci vedremo da lì a 3 gg – giovedì mattina, per ricoverarmi e procedere con induzione e successivamente al parto. Esco da lì in lacrime, emozionata e spaventata allo stesso tempo. Posso utilizzare questi giorni per organizzare bene le ultime cose, e prepararmi anche psicologicamente all’arrivo del piccolo.
E’ nato di sera, quando non avevo più forze, volevo solo che uscisse dal mio corpo, perché davvero ero stremata. E’ uscito di un colore scuro, non ho fatto in tempo a vederlo che l’hanno portato via, ho sentito un leggero pianto e sapevo che era vivo.
Non riuscivo a dire più nulla, avevo finito il fiato con le urla delle ultime ore, ma sapevo che il mio cuore stava scoppiando di gioia, stavo impazzendo al pensiero di non averlo visto e avuto addosso come avevo sognato di tenerlo tante volte, ma dopo pochi minuti eccolo che viene portato nella stanza da mio marito, nella sua culletta trasparente.
Ho capito che vuol dire AMORE INCONDIZIONATO.
Finché non capita a te, non immagini sia possibile: Mr P. che mi depila e la sera prima di andare a letto, mi fa un bel massaggio alle gambe, visto che un giorno si e uno no, le mie caviglie somigliano ad uno zampone; questo tempo mi serve nuovamente per farmi sentire sicura sotto il suo tocco, mi fa sentire a casa. E sono grata per avere lui come compagno di vita e di avventure, che anche se è stato a lavoro tutto il giorno, è sempre pronto ad aiutarmi, a fare le cose al posto mio, ad essere un ottimo marito (e sono sicura un bravo papà, anche se ha spesso la testa tra le nuvole).
Tra queste cose, arriva il momento di pensare a quel “tipo strano”, perché sia le amiche che al corso pre-parto, si inizia a parlare degli esercizi di Kegel, per tonificare il perineo e il pavimento pelvico. Questi sono muscoli che non si vedono ma che sono molto importanti: sia l’uomo che la donna dovrebbero allenarli per non andare incontro a disturbi fastidiosi.
L'anno scorso in questo periodo, scrivevo un post su come la quarantena ci stesse inglobando nei primi giorni, giorni fatti di pulizie, colazioni golose, abbracci e tempo da passare con mio marito. Oggi invece, non mi cambia poi molto rispetto a qualche giorno fa, perchè continuo a stare a casa tranquilla, mio marito va a lavoro come tutti gli altri giorni e se mi affaccio, non mi pare che tra traffico e via vai di gente, sia cambiato poi molto. Anzi, sono scesa a fare la spesa ed eravamo in 2 in tutto il supermercato (qui potete dare una letta al post dello scorso anno).
A volte ancora non mi sembra vero di essere incinta, di essere io quella con due cuori che battono insieme, quella con la pancia gigante mettendosi davanti lo specchio. Ma poi, poggio le mani sulla pancia e ascolto. E cerco di non tralasciare nessuna vibrazione, perché non voglio perdermi niente di questi mesi che scorrono veloci. E già so, che questi momenti mi mancheranno.