Per fortuna, ogni tanto riesco a ritagliarmi una passeggiata in una zona diversa dal mio quartiere (grazie mamma e papà che mi rapiscono, per farmi vedere “nuovi paesaggi”, ma la scusa era comunque un appuntamento in ospedale), così ieri, abbiamo passeggiato quasi un paio d’ore – la mia sciatica era in fiamme, grazie anche ai sampietrini, per non parlare delle caviglie, ma questa è un’altra storia… - per una zona turistica di Roma e mi sono sentita viva, libera, piena di vita. Erano mesi che non andavo così vicino al centro e rivedere un po’ di cose belle, mi ha fatto ricordare perché amo questa città, le sue luci, i suoi colori, i suoi graffiti e perché ho sempre amato il mio lavoro.
Quando ho scoperto di essere incinta, ho evitato di prendere i mezzi pubblici e anche una semplice passeggiata in centro, mi è stata preclusa. Avrei adorato fare delle foto a Piazza di Spagna, a Fontana di Trevi o in altri luoghi simbolo, ma ho dovuto scegliere la nostra salute ed ora tutto questo mi manca. Ma non è solo questo che mi ha fatto strano, perché anche se camminando per il quartiere incontri ragazzi, li vedi sulle panchine o ai tavoli del bar, sono quelli che vedi sempre, quelli che in questi anni sono cresciuti e che in qualche modo, fanno parte della tua “quotidianità”.
Invece ieri, ho visto gente nuova, anche qualche turista (e che nostalgia), questi ragazzi dai vestiti colorati e dai capelli spettinati, con i loro cocktail e birre in mano, mi hanno fatto sentire vecchia.
“Si ha solo l’età che si sente” dice un detto, e sembra proprio essere così perché gli anni che si sentono hanno implicazioni nell’invecchiamento e sul nostro stato di salute. Quanti anni mi sento addosso? Ieri con la pancia, senza essere seduta a quei tavolini, mi sono davvero sentita una “donna”, non perché fino ad ora sono stata una bambina, ma forse ero ancora proiettata nell’idea di essere figlia, piuttosto di quella di poter essere madre.
E di serate, uscite, notti a ballare, a cantare a squarcia gola, a bere, a raccontare storie… ne ho avute tante, ma ho avuto un moto di malinconia, anche se continuavo ad accarezzarmi la pancia e a dire che questo è quello che ho sempre voluto.
Cosa desideravo a 20 anni? Come immaginavo di essere alla soglia dei 40? Non me lo ricordo, è passata quasi la metà della mia vita, ma sono sicura che avrei desiderato essere felice.
Niente di quello che ho ora è stato il “sogno” dei miei 20 anni, avevo immaginato una vita diversa, mi ero sicuramente disegnata dei progetti diversi, sia nel campo lavorativo che in quello amoroso.
La me di ora guarda con un sorriso tutte le cose che si era
immaginata da giovane, perché la vita ti mette davanti delle scelte e delle
strade da seguire, che spesso non coincidono con i nostri primi sogni.
Oggi sono la persona che ho scelto di essere negli anni, ho plasmato la persona
che prima non pensavo di essere. E sono felice di quella che sono.
Perché se avessi 20 o 30 anni (o quasi 40), devo dire grazie per tutte le esperienze che ho vissuto e per tutte quelle parole che mi sono state dette in questi mesi, in questo bellissimo, pauroso, meraviglioso viaggio durato 9 mesi.
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