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Le malattie dei bambini

Quando si cerca un figlio sappiamo bene quali

sono i dubbi e speranze, tutto il circo che gira intorno a questa ricerca impazzita.

Chi come noi ha avuto un figlio grazie alla donazione di gameti, avrà altre cose in più a cui pensare, perché continua a pesare sulla testa di nostro figlio la non conoscenza del 50% del suo patrimonio genetico. Se sembra una cosa da poco conto, realmente non lo è, cioè: già prima che il bambino nasca dobbiamo mettere bene in chiaro con qualsiasi tipo di medico che il bambino che portiamo in grembo è figlio di una fecondazione eterologa.

Il bimbo nasce, cresce e tutti i medici con cui avrà a che fare dovranno/vorranno sapere quali sono le sue origini: origini che neanche noi sappiamo per certo ma non ce ne preoccupiamo, perché non è il sangue quello che conta, non è realmente il suo DNA che ce lo fa sentire più o meno nostro. Siamo sereni, perché chi ha donato i gameti è stato rivoltato come un calzino, è stato sottoposto a molti screening, proprio per non incappare in problematiche mediche. Il donatore della coppia, riceve "lo stesso trattamento", proprio perché la compatibilità deve essere sicura e senza macchia.

Pensando alla paura


Ultimamente, mi sono accorta che sono diventata "più paurosa" o meglio, su certi argomenti, mi sento più "spaventata".

Sarà che avere un piccolo a carico, è un impegno a 360 gradi, specialmente dal punto di vista emotivo. Questa estate abbiamo avuto due lutti importanti in famiglia, quindi forse per questo, inizio a pensare "e se a mio marito succedesse qualcosa?" oppure "se a me succedesse qualcosa?"

Baby in viaggio

Io sono pessima a fare le valigie, è un continuo 

"non si sa mai, potrebbe servire". Con l'arrivo di un bambino, le esigenze e necessità di viaggio cambiano. E allora, sto imparando che "less Is more", ovvero, meglio poco che tanto - al massimo mi concedo un po' di shopping!! Ahaha!

Sono sempre stata super brava a scrivere liste, ma poi ho comunque sempre fatto un macello e anche con il piccolo, inizio molto tempo prima a scrivere il necessario (metto un foglio attaccato all'armadio), per non perdermi nulla. Mettiamoci l'anima in pace, se la valigia (o automobile) non sarà stracarica, poco ci manca.

Dolci sonni


Mi piace guardare i miei ometti mentre dormono. Credo che sia uno dei momenti che preferisco. Ne passano tanto di tempo insieme, mentre giocano, mentre si coccolano, mentre si lavano i denti, mentre il papà lo cambia ma, vederli dormire insieme anche se non interagiscono, mi sembra una cosa meravigliosa.
Nella penombra della stanza, quando il piccolo si ruba una porzione del lettone, li vedo lì nella stessa posizione, può essere entrambi a pancia in su o entrambi appoggiati da un lato, lo stesso lato.

I nonni

In questi giorni, più volte ho dovuto mettermi d'accordo con i nonni, per organizzarmi e

lasciare il piccolo durante il lavoro o altri impegni. Non sempre lo faccio a cuor leggero, perché so che possono essere impegnati o addirittura rinunciare a qualcosa per "colpa mia".

Ma diciamocelo: i nonni sono una grande risorsa, hanno fatto la loro parte come genitori e adesso hanno del tempo a disposizione per seguire i nipoti!!

Abbiamo la fortuna di poter contare sui nonni: i miei genitori sono un po' più disponibili perché sono un po' più giovani e riescono anche ad incastrare altri impegni, mentre i suoceri, sono dei nonni attenti e simpatici, ma non ci aiutano molto nella gestione (sono un po' più anziani ed hanno obiettivamente alcune difficoltà).

Prenditi cura, mamma

Questo post è stato scritto con il permesso di @la_riabilitazione_al_femminile

Mi sono decisa. Mi sono presa del tempo per me e ho avuto il primo approccio con la fisioterapista del pavimento pelvico, a 9 mesi dal parto: ho avuto alcuni segnali che mi hanno spinta a farmi delle domande, per capire cosa mi stesse succedendo (un po' di incontinenza, dolore durante i rapporti, la pancia ammorbidita con i retti si sono leggermente staccati). Ecco cosa succede al corpo della donna dopo parto! Tutti sono lì pronti a vedere il batuffolino, tutti e chiedere "cara come stai? Dormi? Mangi?" Ma sulla parte fisica, ben pochi fanno domande.

Ero emozionata perché dopo tanto tempo, era una cosa andavo a fare per me, una cosa che comunque porterà beneficio sia a livello personale che a livello di coppia.

Ti parlerò

Un giorno, caro figlio mio, ti parlerò di cosa è successo in questi anni.

Rivedrai le nostre fotografie e ti chiederai perché indossavamo le mascherine.

Perché quando eri dentro la pancia non abbiamo visto tanti amici, o perché quando sei nato non abbiamo fatto tante feste.

Ci saranno i racconti del lockdown, di quando io e papà eravamo soli in casa, passavamo le giornate a guardare la TV, a cucinare e girate video divertenti da condividere con gli amici; in quello stesso periodo sapevamo che da qualche parte, qualcuno stava "lavorando per noi" e prima o poi, avremmo avuto la notizia che i nostri gameti sarebbero arrivati.

Esogestazione

Il nostro cucciolo ha compiuto 9 mesi, e questi 9 mesi dopo la nascita, sono importanti tanto quanto la gravidanza stessa.

In questo periodo il piccolo si è abituato alla sua nuova vita, mentre noi genitori dobbiamo imparare a comprendere il bambino attraverso i segnali che ci manda (pianto, movimento etc).
Durante questo periodo, è vero che l’unico modo per poterlo calmare è tenerlo in braccio - povera la mia schiena, un’esigenza che in molti chiamano “vizio” (pure la suocera), anche se questo è un bisogno fisiologico che prende il nome di #esogestazione.

A volte sembriamo scordarci che i neonati sono stati tanto tempo dentro la nostra pancia, a stretto contatto con noi; rannicchiati per 9 mesi in un luogo nel quale si sono sentiti protetti e al sicuro, al caldo, mangiando dormendo giocando ai loro ritmi.

Essere madre

Non riesco ad avere un minimo di vita normale come prima della nascita del nostro piccolo: non ricordo cosa vuol dire dormire tutta la notte. Poi guardo nostro figlio, vedo i suoi occhi scuri, e sento dentro di me una forza incredibile. Ho amato tante persone in questa vita, ma l'amore che provo per lui è più forte di ogni altra cosa.

Insomma, perché facciamo figli? Li cerchiamo, a volte diventiamo pazze per averli e poi ci stravolgono la vita. Sono un pezzo del nostro cuore; li trattiamo con i guanti, li vestiamo con tutine e magliette, come se fossero delle bambole.

Abbiamo fatto degli errori, ne faremo altri e, avremo sempre intorno mamme che sembra non ne commettono, che siano migliori di noi.

Ci sono cascata

Ci sono cascata. Di nuovo. È difficile, non sempre siamo pronte ad affrontare giornate no, soprattutto perché nessuno poi ti racconta, i lati "oscuri" della maternità.

Sono fortunata perché ho mia mamma che a necessità mi aiuta, ma ci sono anche più giorni in cui veramente devo contare soltanto su me stessa. Spesso anche tanti giorni di seguito, in cui lo stress si accumula.

Mio marito torna a casa che la cena è quasi pronta, la casa è in ordine e il bambino ha passato tutto il giorno in compagnia (la mia); è stanco del lavoro, ma questo - credo - non lo esenta del tutto dalla gestione della bestiolina bipede. Ma secondo me, lui crede di si.

Io no.

Nella vita, quante volte vediamo qualcosa che non ci convince, e commentiamo con “io no, non farei mai così”.

Quando si cerca un figlio o quando si è incinta, a maggior ragione, si “analizzano” i comportamenti degli altri genitori, anche solo le storie raccontate, e dentro di noi immaginiamo una manina che fa avanti e indietro come per dire “no no, non sarò mai così/ non lo farò mai”.

Ecco, questo post lo chiamerò IO NO. Infatti si dice “È facile dire, no, io non lo farò mai, non lo accetterò mai, fino a che non capita proprio a te!”.

Il mio post parto

Dopo tanta attesa, finalmente il piccolo è nato e sta bene. Dopo il parto caotico, sembrerebbe la conclusione di una storia a lieto fine, ma non è così…

Sta iniziando una nuova vita, per il nostro bimbo, ma anche per noi tre come Famiglia, anche se all’inizio il carico maggiore (emotivo, fisico e pratico), ce l’avrò io, la mamma!

Il mio parto - 3 parte

Avevamo passato troppe ore in quella sala travaglio-parto, e specie nell’ultima parte della notte, mai da soli. Ora che finalmente eravamo in 3, decidono di portarci in un’altra stanza, generalmente dove lasciano riposare chi ha fatto il cesareo; possiamo avere un po’ di “intimità”, iniziamo a conoscerci, ad annusarci, a farci stringere le dita da quelle mani piccine e grinzose, a far attaccare quella boccuccia al mio seno. E tremo. Non ho mai smesso di tremare da tutta la notte, solo durante le spinte le gambe si fermavano e non tremavano. E ho fame e sete, ma ho tanti di quegli antidolorifici ed anestesia, che devono passare ancora un paio d’ore prima di poter mangiare qualcosa.

Amore incondizionato

E’ nato nostro figlio.

E’ nato di sera, quando non avevo più forze, volevo solo che uscisse dal mio corpo, perché davvero ero stremata. E’ uscito di un colore scuro, non ho fatto in tempo a vederlo che l’hanno portato via, ho sentito un leggero pianto e sapevo che era vivo.

Non riuscivo a dire più nulla, avevo finito il fiato con le urla delle ultime ore, ma sapevo che il mio cuore stava scoppiando di gioia, stavo impazzendo al pensiero di non averlo visto e avuto addosso come avevo sognato di tenerlo tante volte, ma dopo pochi minuti eccolo che viene portato nella stanza da mio marito, nella sua culletta trasparente.

Ho capito che vuol dire AMORE INCONDIZIONATO.

Il figlio che non arriva

Quando parliamo di infertilità, spesso la associamo alla PMA e a tutte le coppie, che dopo anni di dolore, tentativi e prove, finalmente riescono a coronare il loro sogno stringendo tra le braccia un bambino.

Ma che succede quando invece, il figlio non arriva?

Sono una donna fortunata, siamo una coppia in procinto di conoscere il nostro miracolo ma sappi, che io ti vedo, capisco come ti senti e so per certo, che ti senti sola. Vedo il tuo dolore quando guardi tutti coloro che sbandierano i loro positivi, le loro gravidanze, le loro gioie; sento che ti arrovelli il cervello perché pensi “che cosa avrei potuto fare di diverso?”; cerchi nonostante tutto di navigare nel mare del tuo dolore, senza affogare.

Quello con il nome strano

In questo periodo, si stanno accavallando un po’ di cose da fare, sia perché a forza di procrastinare sono
rimasta che le devo ancora fare, sia perché sono un po’ più stanca e più lenta, quindi ci metto realmente più tempo a farle.

Tra queste cose, arriva il momento di pensare a quel “tipo strano”, perché sia le amiche che al corso pre-parto, si inizia a parlare degli esercizi di Kegel, per tonificare il perineo e il pavimento pelvico. Questi sono muscoli che non si vedono ma che sono molto importanti: sia l’uomo che la donna dovrebbero allenarli per non andare incontro a disturbi fastidiosi.

Numero, numero... 3!

Contemplo la mia pancia muoversi sotto le maglie larghe, mentre il signorino chissà che starà facendo – si starà esercitando per fare il calciatore, il karateka o la trottola? Mi sveglia anche di notte, ma poso la mano sulla pancia e lui si calma ed insieme riprendiamo sonno.

A volte ancora non mi sembra vero di essere incinta, di essere io quella con due cuori che battono insieme, quella con la pancia gigante mettendosi davanti lo specchio. Ma poi, poggio le mani sulla pancia e ascolto. E cerco di non tralasciare nessuna vibrazione, perché non voglio perdermi niente di questi mesi che scorrono veloci. E già so, che questi momenti mi mancheranno.

Il nido

Arriva ad un certo punto, un fremito dentro (e non sto parlando dei primi calcetti del piccolo), una condizione che proprio non ti fa restare con le mani in mano, quindi per la serie del “ce l’ho, ce l’ho, mi manca”, ovviamente questa ce l’ho e non mi potevo far mancare quella che viene chiamata “la sindrome del nido”.

In cosa consiste? Nell’organizzare gli spazi, nello spostare i mobili, nel voler sistemare gli armadi. Sono diverse le attività che ci prendono la mano, quindi gli ultimi mesi di gravidanza, sono quelli più convulsi sotto questo punto di vista. Proprio come gli uccelli che costruiscono nidi per proteggere i loro piccoli, anche noi ci prepariamo a creare un ambiente sicuro per il bimbo in arrivo.

Sarò capace?

Un bambino cercato, voluto, amato così tanto, da non pensare mai a quello che viene dopo la pancia e la gravidanza.

Prima è tutta l’emozione di scoprire il test positivo, poi godersi quei momenti che rendono unici l’attesa. Ma ad un certo punto, quando inizi a pensare a questa vita a tre, iniziano a sorgere i primi dubbi: “sarò capace di fare la mamma? L’ho sempre sognato, ma in pratica, come si fa?”

Ci piace chiacchierare

Ho scritto questo post, perché alcune persone più grandi hanno commentato e giudicato la mia gravidanza. Come al solito, leggetevi qualche critica, ma anche quel velo di ironia che mi contraddistingue.

Qualche anno fa, una nota pubblicità recitava lo slogan “quanto ci piace chiacchierare” ed è vero, perché molte persone, sentono che devono dire sempre la loro, dare la loro sentenza o consiglio non richiesto.

E questo vale in tutti i campi della vita: se mangi le verdure, da grande sarai forte come Braccio di Ferro; se fai così, poi te ne pentirai…; bastava applicarti di più e ora, non ti staresti lamentando… E via discorrendo. Ovviamente, quando una donna è incinta, non ci sono solo i familiari più stretti (alias madre e padre) che puntano il dito, commentano o consigliano, ma tutto il circondario sente di avere qualcosa da dire sulla questione.

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