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Piccole azioni quotidiane

Quello che fino a poco tempo fa sembrava normale, di routine direi, oggi mi sembra che abbia un nuovo “sapore”. Non sto parlando di chissà quale stravolgimento, ma ci sono tanti gesti che abbiamo sempre fatto in automatico, che ora sembrano diversi, perché fatti con spirito e pensieri differenti.

Quando ho affrontato il viaggio dell’infertilità (visite, analisi, momenti solo nostri), cercavo sempre di ritagliarmi un po’ di tempo per una preghiera, per chiedere un miracolo: l’ho sempre fatto guardando al cielo parlando con chi sta lassù, accendendo ceri e candele in giro, facendo soste in alcune chiese particolari, oltre che la sera prima di andare a letto. Ho sempre chiesto di trovare il modo per non soffrire, per far arrivare il nostro piccolo qui, semplicemente per farci essere felici.

Anche oggi prego, non ho mai smesso, e dal giorno del transfer ho sempre fatto le stesse preghiere (forse un 3/4 volte ho saltato in tutti questi mesi) e ormai le conosco a memoria: prima facevo la novena, poi ho continuato con alcune preghiere e ora più che mai, sento mie quelle parole, di protezione e di ringraziamento. Ma soprattutto, chiedo che nostro figlio cresca sano, buono e bello, sia il bambino che abbiamo tanto aspettato e desiderato.

E le punture/siringhe? Quando dobbiamo iniziare ad affrontare una stimolazione, la maggior parte di noi è terrorizzata da doversi bucare e spesso, di farlo da sola. Io ero davvero spaventata, all’inizio mi veniva l’ansia solo a guardare il video su YouTube dove spiegava come caricare la penna e farsi l’iniezione; ma quelle punture diventano non medicinali, ma liquidi pieni di speranza, di amore e di energia positiva. Calcoliamo i tempi (per farle sempre alla stessa ora), quali scatole andranno in frigorifero, quale punto migliore per far venire il livido più piccolo… E poi magari come me, ecco che arriva il positivo e quelle punture che hai tanto odiato sai che ti possono aiutare: magari l’eparina oppure in caso di perdite, il ginecologo ti prescrive quelle di progesterone da fare sul sedere e ne faresti 5, 7, 10, 15 pur di sapere che aiutano il tuo piccolo a svilupparsi e ad aggrapparsi a te. Una cosa che avresti evitato, poi diventa una cosa indispensabile.

Quanto è normale prepararsi un caffè prima di uscire di casa? O andarlo a prendere al bar con una persona amica dicendo “ci vediamo per un caffè?”. Ecco, ho sempre dato per scontato che mettere quella cialdina nella macchinetta fosse normale, mentre ora invece, lo faccio a modi geisha, preparando il caffè la mattina a mio marito. E perché? Perché da quando ho scoperto di essere incinta, quando faccio colazione con il latte (che bianco non mi fa proprio impazzire), metto dentro un cucchiaino di orzo solubile, visto che il caffè ho preferito non prenderlo, ma il gesto di preparare la tazzina, mi piace e allora, non andando di corsa, ci penso io a prepararlo per mio marito.

Una carezza, solo di affetto, solo per dire “io ci sono… tu sei bellissima…”, quello che prima magari era un gesto automatico (fatto certo sempre con amore), adesso è diventata un’attenzione in più da parte di mio marito, che quando esce di casa non dice più “ti amo”, ma con gli occhi che luccicano dice “vi amo”, perché sa che ora dovrà dividere il suo amore, ma sarà comunque così grande, che né io né il piccolo ne risentiremo…

Quello che una volta mi sembrava un gesto normale come accarezzarsi la pancia, ora diventa il modo per dirmi “la tua pancia c’è, non è un sogno”; mentre prima la strofinavo quando avevo i dolori da ciclo o quando avevo mangiato troppo, ora è la prima cosa che faccio la mattina e l’ultima prima di addormentarmi, ma non solo: ci sono molti momenti della giornata in cui sono lì a tamburellarci sopra, quando sento che lui è sveglio e si muove dentro di me; quando sono in giro per strada, che cerco di proteggere le mie rotondità dal freddo del periodo; quando sono sul divano di pomeriggio o di sera, per coccolarmi e poi, quando prendo le mani di mio marito e le metto sotto le mie mentre le strofiniamo, aspettando che lui si faccia sentire. Oppure, nuda nel bagno, quando guardo questa pancia che sta crescendo, e la accarezzo mettendo litri di olio, tanto che potrei sgusciare via con un abbraccio; le riservo gesti lenti, movimenti circolari per far penetrare bene l’emulsione…

Sono tanti quei gesti e azioni che si sono modificati da qualche mese a questa parte, sono piccoli istanti che solo se mi fermo a ragionarci mi accorgo che sono leggermente diversi, ma li faccio per abitudine a mano a mano che si modifica il mio corpo, che si riempie di pensieri la mia testa, che iniziamo a vedere mobiletti e tutine.

Siamo sempre noi, sono sempre io, con il cuore attaccato da un po’ di nastro adesivo ma che batte forte, pieno di speranza, di gioia e di voglia di vedere tutte le sue amiche di percorso essere felici, con il loro desiderio realizzato. E nei miei gesti quoptidiani, ho sempre un pensiero per tutte loro/ voi.

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