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Il secondo parto

 


È passato più di un mese da quando è nata la nostra bambina, e in tante anche tra le amiche più strette, ancora mi chiedono come è andato il parto. 

Effettivamente non ne ho parlato molto perché ho vissuto e sto vivendo un momento estremamente sereno ma grazie all'equipe medica di questo ospedale, sia io che mio marito siamo riusciti a fare pace con l'idea del parto, visto che quello precedente era stato piuttosto difficoltoso e doloroso. 
Facciamo un piccolo riassunto: la mia condizione di donna ultra 40enne, con diabete gestazionale, con gravidanza PMA (ovodonazione), con la bimba più grande rispetto alla media, ha spinto la mia ginecologa a volermi indurre il parto a 38 settimane.

È in arrivo...

 

È arrivato il momento di rompere la magia...

Perché si, voglio condividere con voi un altro pezzo di questo percorso.

Sono tornata a leggere i post della scorsa gravidanza, quando ci chiedevamo chi sarebbe arrivato nella nostra famiglia.

Anche stavolta abbiamo visualizzato il numero 4, e sia io che mio marito avevamo immaginato un altro maschietto (io ero davvero sicura, perché l'istinto materno non sbaglia mai); il nostro cucciolo avrebbe voluto "un fratellino E una sorellina", ma abbiamo cercato di spiegargli che c'era solo uno dei due in viaggio verso la nostra famiglia.

Montagne russe

Questi ultimi mesi sono stati un continuo alti e bassi, delle montagne russe di emozioni che ancora oggi mi porto dietro. 

Sapere che una creatura stava crescendo dentro di me, mi ha un po' scombussolato perché per quanto avessimo voluto questo secondo figlio, dover gestire il quotidiano con un altro bambino, non è stato così semplice come affrontare la prima volta il post transfer e i primi mesi, che sono più delicati.

Ho fatto quello che avrei fatto se non fossi stata incinta: il lavoro, la gestione familiare, portare in piscina il bambino (io ho rinunciato ad andare ad acquagym giustificando la mia assenza con una infiammazione intima, che non riuscivo a debellare); ho affrontato l'anno nuovo pregando ad ogni ecografia che le cose andassero nel verso giusto, e per fortuna, la Dottoressa C., ci ha sempre messo a nostro agio e non abbiamo mai rimpianto nessuno dei nostri ginecologi precedenti.

C'era una volta...

Come iniziano le favole? Con "C'era una volta...".

E c'era pochi mesi fa, questa coppia che era riuscita a riattaccare i pezzi dopo un periodo non proprio facile: il transfer andato male con la GEU, la fine dei lavori di casa con il relativo trasloco, l'inizio della scuola dell'infanzia e delle novità che giravano intorno a questo... Insomma, cambiamenti dopo una calda estate, in tutti i sensi.
Settembre si era presentato come un "inizio di anno" un po' assonnato, con troppe cose da fare e poco tempo per farle; con novità da gestire cercando di incastrare tutti i pezzi del puzzle, e con una stanchezza mentale e fisica che mi aveva lasciato ai box della PMA, perché si, avevamo scelto di fare un ultimo tentativo e poi STOP, tutto il circo di medici, analisi, medicine e speranze, sarebbe stato abbandonato.

La tua favola


E tu lo sai come si fanno i bambini? I bambini nascono grazie agli ovetti della mamma e ai semini del papà.
Questa è la storia di un ovetto speciale, che ha fatto un viaggio molto lungo, molto lungo anche nel cuore della sua mamma e del suo papà.
C'erano una volta due ragazzi che erano davvero tanto innamorati; questi ragazzi stanno insieme, decidono di sposarsi e poi decidono di allargare la famiglia ed avere un bambino.
Ci provavano e ci provavano, ma per quanto ci provassero, questo bambino proprio non voleva rimanere; quando la mamma rimaneva incinta, il bambino poi se ne andava in cielo.
Così dopo che avevano provato per tanto tempo e avevano utilizzato anche la scienza, la mamma ed il papà sono tornati dal dottor A.

Esogestazione

Il nostro cucciolo ha compiuto 9 mesi, e questi 9 mesi dopo la nascita, sono importanti tanto quanto la gravidanza stessa.

In questo periodo il piccolo si è abituato alla sua nuova vita, mentre noi genitori dobbiamo imparare a comprendere il bambino attraverso i segnali che ci manda (pianto, movimento etc).
Durante questo periodo, è vero che l’unico modo per poterlo calmare è tenerlo in braccio - povera la mia schiena, un’esigenza che in molti chiamano “vizio” (pure la suocera), anche se questo è un bisogno fisiologico che prende il nome di #esogestazione.

A volte sembriamo scordarci che i neonati sono stati tanto tempo dentro la nostra pancia, a stretto contatto con noi; rannicchiati per 9 mesi in un luogo nel quale si sono sentiti protetti e al sicuro, al caldo, mangiando dormendo giocando ai loro ritmi.

Octopus

Oggi parliamo di bambini.

Questo post è scritto in collaborazione con Daniela di Labocorner - Uncinetto e cucito per bambini.
È una dolcissima mamma e un'artigiana, che crea con passione articoli per bambini: dalle catenelle ciuccio ai portapannolini, sacchette per la scuola e cuscini, tutto personalizzabile nei colori e nei tessuti! Andate a scoprire i suoi lavori nella sua pagina!
E realizza anche i polipetti di cui vi parlerò tra poco...
 
Lo sapete che ogni anno nel mondo nascono 15 milioni di bambini prematuri? Questo significa che ogni 10 nascite, 1 è pretermine.
Le cause non sono sempre note. Esistono però alcune condizioni patologiche della madre o del feto che ne aumentano il rischio.

Odore

"Non va più via l'odore del sesso che hai addosso,

si attacca qui all'amore che posso..." citazione da Luciano Ligabue.

Per anni abbiamo vissuto con questo odore addosso, quello della voglia di stare insieme al nostro partner, di dover stare insieme a lui perché erano i giorni fertili, perché avevamo voglia di passare una bella serata, magari indossando un bel completino intimo, passavamo un bel momento tra le lenzuola; questo odore da tempo non fa più parte di me, da quando ho scoperto di essere incinta, da quando dopo la nascita del nostro piccolo, i momenti per stare insieme si contano sulle dita di due mani, anche perché non è più quell'odore carico di feromone, di desiderio, perché sono soltanto dei brevi incontri quelli tra mamma e papà.

Ciao, ormoni

Quando proviamo ad avere un bambino, all’inizio è tutta una scoperta fatta di passione, speranze, biancheria sexy, giorni per fare l’amore a caso… ma poi tutto l’ambaradam inizia a girare intorno agli ormoni, a varie misurazioni e classificazioni.

Una marea di analisi, quello che noi abbiamo chiamato il buca-buca: i dosaggi degli ormoni femminili sono utili per stabilire se vi sono alterazioni nella funzione delle ovaie con conseguente inibizione dell'ovulazione o irregolarità. E’ importante dosare il TSH, che è un ormone che influenza l'attività della tiroide: sappiamo bene quali sono i range entro cui bisogna essere in ogni fase del percorso.

Il mio post parto

Dopo tanta attesa, finalmente il piccolo è nato e sta bene. Dopo il parto caotico, sembrerebbe la conclusione di una storia a lieto fine, ma non è così…

Sta iniziando una nuova vita, per il nostro bimbo, ma anche per noi tre come Famiglia, anche se all’inizio il carico maggiore (emotivo, fisico e pratico), ce l’avrò io, la mamma!

Nonostante tutto

Cosa succede quando quell'amica che proprio non ti aspetti, ti dice di essere incinta?

Premesso, che ho iniziato a capire che le cose devono seguire il loro corso, quindi, dopo essermela presa per la sua improvvisa ed ingiustificata assenza (ve ne parlai in un post tempo fa), dopo aver parlato male di lei perchè ero arrabbiata, finalmente, ho iniziato a farmi scivolare addosso le cose. Mi scrive? Bene, le rispondo tranquilla e vaga. Mi chiama? Accetto la chiamata e parliamo del più e del meno.

Il mio parto - 3 parte

Avevamo passato troppe ore in quella sala travaglio-parto, e specie nell’ultima parte della notte, mai da soli. Ora che finalmente eravamo in 3, decidono di portarci in un’altra stanza, generalmente dove lasciano riposare chi ha fatto il cesareo; possiamo avere un po’ di “intimità”, iniziamo a conoscerci, ad annusarci, a farci stringere le dita da quelle mani piccine e grinzose, a far attaccare quella boccuccia al mio seno. E tremo. Non ho mai smesso di tremare da tutta la notte, solo durante le spinte le gambe si fermavano e non tremavano. E ho fame e sete, ma ho tanti di quegli antidolorifici ed anestesia, che devono passare ancora un paio d’ore prima di poter mangiare qualcosa.

Il mio parto - 2 parte

Ero a digiuno da pranzo, stanca e dolorante, ormai chiunque passava davanti la mia sala travaglio buttava un occhio dentro, per vedere a che punto fossi.

Non ho avuto la percezione delle ore, ad un certo punto fuori la finestra è diventato scuro, era sera ed è arrivata con il buio una giovane ostetrica, Viviana che mi prende subito di petto, mi fa parlare, mi sprona e cerca di farmi visualizzare il piccolo. Nel frattempo, ho iniziato ad avere la sensazione di voler spingere, dopo tante ore di induzione, quindi l’arrivo di questa dottoressa non è un caso: a mano a mano che passano i minuti, arriva anche la ginecologa e una specializzanda, che iniziano a sistemarmi per il parto vero e proprio.

Il mio parto - 1 parte

Il tempo passa veloce, cioè, all’inizio della gravidanza anche i minuti sembrano eterni, ma mano a mano che passano i mesi, ti rendi conto che ci sono momenti in cui il tempo viene inghiottito e i giorni volano con uno schiocco di dita.

E così, dopo la ridatazione della mia DPP (data presunta parto) al 15 maggio (e non al 22), insieme al Dottor Gio, avevamo deciso per fare una induzione del parto, di non andare oltre le 40 settimane, sia per il mio percorso, sia perché il pupo sembrava un po’ grande.

Dopo l’unico monitoraggio fatto in ospedale, il Doc mi dice che ci vedremo da lì a 3 gg – giovedì mattina, per ricoverarmi e procedere con induzione e successivamente al parto. Esco da lì in lacrime, emozionata e spaventata allo stesso tempo. Posso utilizzare questi giorni per organizzare bene le ultime cose, e prepararmi anche psicologicamente all’arrivo del piccolo.

Amore incondizionato

E’ nato nostro figlio.

E’ nato di sera, quando non avevo più forze, volevo solo che uscisse dal mio corpo, perché davvero ero stremata. E’ uscito di un colore scuro, non ho fatto in tempo a vederlo che l’hanno portato via, ho sentito un leggero pianto e sapevo che era vivo.

Non riuscivo a dire più nulla, avevo finito il fiato con le urla delle ultime ore, ma sapevo che il mio cuore stava scoppiando di gioia, stavo impazzendo al pensiero di non averlo visto e avuto addosso come avevo sognato di tenerlo tante volte, ma dopo pochi minuti eccolo che viene portato nella stanza da mio marito, nella sua culletta trasparente.

Ho capito che vuol dire AMORE INCONDIZIONATO.

Il figlio che non arriva

Quando parliamo di infertilità, spesso la associamo alla PMA e a tutte le coppie, che dopo anni di dolore, tentativi e prove, finalmente riescono a coronare il loro sogno stringendo tra le braccia un bambino.

Ma che succede quando invece, il figlio non arriva?

Sono una donna fortunata, siamo una coppia in procinto di conoscere il nostro miracolo ma sappi, che io ti vedo, capisco come ti senti e so per certo, che ti senti sola. Vedo il tuo dolore quando guardi tutti coloro che sbandierano i loro positivi, le loro gravidanze, le loro gioie; sento che ti arrovelli il cervello perché pensi “che cosa avrei potuto fare di diverso?”; cerchi nonostante tutto di navigare nel mare del tuo dolore, senza affogare.

Il singhiozzo

Una cosa curiosa che mi è successa (a me come a molte donne in gravidanza), è sentire ritmicamente dei colpetti dentro la pancia, non come fossero dei calcetti, ma direi più che altro dei sussulti.

Questa cosa dei movimenti per me è una delle sensazioni più belle della gravidanza e credo, che la pancia mi mancherà proprio per questo. Ancora mi emoziono quando fa qualche capriola o vedo la faccia stupita di chi, mettendo la mano sulla pancia, sente i suoi movimenti. Mio marito a volte ancora fa quelle facce come il primo giorno, e vorrei tanto che sentisse anche di più, così cerco di spiegarglielo, ma non è la stessa cosa. Il futuro papà non ha la possibilità di vivere la gravidanza al 100% e quindi il suo vissuto emotivo nei confronti del bambino ha sicuramente tempi diversi. Per questo ci stiamo impegnando entrambi a coltivare un dialogo, che riesca a far fluire emozioni e comunicazioni, per far sentire lui, più partecipe di questi cambiamenti.

E 8!

Finché non capita a te, non immagini sia possibile: Mr P. che mi depila e la sera prima di andare a letto, mi fa un bel massaggio alle gambe, visto che un giorno si e uno no, le mie caviglie somigliano ad uno zampone; questo tempo mi serve nuovamente per farmi sentire sicura sotto il suo tocco, mi fa sentire a casa. E sono grata per avere lui come compagno di vita e di avventure, che anche se è stato a lavoro tutto il giorno, è sempre pronto ad aiutarmi, a fare le cose al posto mio, ad essere un ottimo  marito (e sono sicura un bravo papà, anche se ha spesso la testa tra le nuvole).

La mia scelta

Quando l’infertilità ha fatto capolino nella nostra vita, il primo impatto con il mondo esterno è stato quello della vergogna. Abbiamo sperimentato, come altri specie all’inizio, una dolorosa solitudine con la difficoltà a parlare di questa condizione con parenti e amici, soprattutto quelli con figli.

L’infertilità ci ha sottoposto a stress, sia al momento della comunicazione della diagnosi sia nella sua elaborazione e durante l’accettazione del percorso di PMA.

Quello con il nome strano

In questo periodo, si stanno accavallando un po’ di cose da fare, sia perché a forza di procrastinare sono
rimasta che le devo ancora fare, sia perché sono un po’ più stanca e più lenta, quindi ci metto realmente più tempo a farle.

Tra queste cose, arriva il momento di pensare a quel “tipo strano”, perché sia le amiche che al corso pre-parto, si inizia a parlare degli esercizi di Kegel, per tonificare il perineo e il pavimento pelvico. Questi sono muscoli che non si vedono ma che sono molto importanti: sia l’uomo che la donna dovrebbero allenarli per non andare incontro a disturbi fastidiosi.

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