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È in arrivo...

 

È arrivato il momento di rompere la magia...

Perché si, voglio condividere con voi un altro pezzo di questo percorso.

Sono tornata a leggere i post della scorsa gravidanza, quando ci chiedevamo chi sarebbe arrivato nella nostra famiglia.

Anche stavolta abbiamo visualizzato il numero 4, e sia io che mio marito avevamo immaginato un altro maschietto (io ero davvero sicura, perché l'istinto materno non sbaglia mai); il nostro cucciolo avrebbe voluto "un fratellino E una sorellina", ma abbiamo cercato di spiegargli che c'era solo uno dei due in viaggio verso la nostra famiglia.

Montagne russe

Questi ultimi mesi sono stati un continuo alti e bassi, delle montagne russe di emozioni che ancora oggi mi porto dietro. 

Sapere che una creatura stava crescendo dentro di me, mi ha un po' scombussolato perché per quanto avessimo voluto questo secondo figlio, dover gestire il quotidiano con un altro bambino, non è stato così semplice come affrontare la prima volta il post transfer e i primi mesi, che sono più delicati.

Ho fatto quello che avrei fatto se non fossi stata incinta: il lavoro, la gestione familiare, portare in piscina il bambino (io ho rinunciato ad andare ad acquagym giustificando la mia assenza con una infiammazione intima, che non riuscivo a debellare); ho affrontato l'anno nuovo pregando ad ogni ecografia che le cose andassero nel verso giusto, e per fortuna, la Dottoressa C., ci ha sempre messo a nostro agio e non abbiamo mai rimpianto nessuno dei nostri ginecologi precedenti.

Il numero 4

 

Io ci credo al destino e credo anche nelle coincidenze; anche se stavolta qualcosa ho fatto finta di non vederla, ma insomma, mica deve coincidere proprio tutto tutto tutto tutto tutto tutto tutto vero?

Facciamo un passo indietro di più di un mese.

Ci siamo preparati al transfer psicologicamente, fisicamente, con le eco e le medicine, con l'alimentazione, con l'organizzazione giornaliera... E quindi non è un caso se il transfer sarà proprio il giorno quando, tre anni fa, ho scoperto le beta positive del nostro piccolo... però si sa, la vita ci mette alla prova e ci fa gli scherzetti. E allora... Il giorno prima vado al lavoro, mi porta mio marito in anticipo, ci prendiamo un po' di tempo insieme, ma io piena di ormoni mi faccio anche un piantarello e cerco di anestetizzare questo momento che aspetto da tempo. Dopo circa 20 min che lui mi ha lasciata, ricevo una sua chiamata "ho avuto un incidente con il motorino, sto bene ma sto aspettando l'ambulanza". Panico. Quella lacrime che stavo trattenendo diventano un fiume in piena. Sono tutto il giorno a lavoro tenendo i contatti con mio cognato e mio padre, che ricevevano aggiornamenti via SMS.

La disperazione nel pensare al giorno dopo, al nostro momento magico (mio marito niente di super grave) a quello che avremmo voluto/dovuto passare... Spalla rotta (da fare accertamenti), cuore rattoppato, niente sonno e tante occhiaie, la mattina seguente ci dirigiamo con il taxi in clinica.

La tua favola


E tu lo sai come si fanno i bambini? I bambini nascono grazie agli ovetti della mamma e ai semini del papà.
Questa è la storia di un ovetto speciale, che ha fatto un viaggio molto lungo, molto lungo anche nel cuore della sua mamma e del suo papà.
C'erano una volta due ragazzi che erano davvero tanto innamorati; questi ragazzi stanno insieme, decidono di sposarsi e poi decidono di allargare la famiglia ed avere un bambino.
Ci provavano e ci provavano, ma per quanto ci provassero, questo bambino proprio non voleva rimanere; quando la mamma rimaneva incinta, il bambino poi se ne andava in cielo.
Così dopo che avevano provato per tanto tempo e avevano utilizzato anche la scienza, la mamma ed il papà sono tornati dal dottor A.

Pensando alla paura


Ultimamente, mi sono accorta che sono diventata "più paurosa" o meglio, su certi argomenti, mi sento più "spaventata".

Sarà che avere un piccolo a carico, è un impegno a 360 gradi, specialmente dal punto di vista emotivo. Questa estate abbiamo avuto due lutti importanti in famiglia, quindi forse per questo, inizio a pensare "e se a mio marito succedesse qualcosa?" oppure "se a me succedesse qualcosa?"

Dolci sonni


Mi piace guardare i miei ometti mentre dormono. Credo che sia uno dei momenti che preferisco. Ne passano tanto di tempo insieme, mentre giocano, mentre si coccolano, mentre si lavano i denti, mentre il papà lo cambia ma, vederli dormire insieme anche se non interagiscono, mi sembra una cosa meravigliosa.
Nella penombra della stanza, quando il piccolo si ruba una porzione del lettone, li vedo lì nella stessa posizione, può essere entrambi a pancia in su o entrambi appoggiati da un lato, lo stesso lato.

I nonni

In questi giorni, più volte ho dovuto mettermi d'accordo con i nonni, per organizzarmi e

lasciare il piccolo durante il lavoro o altri impegni. Non sempre lo faccio a cuor leggero, perché so che possono essere impegnati o addirittura rinunciare a qualcosa per "colpa mia".

Ma diciamocelo: i nonni sono una grande risorsa, hanno fatto la loro parte come genitori e adesso hanno del tempo a disposizione per seguire i nipoti!!

Abbiamo la fortuna di poter contare sui nonni: i miei genitori sono un po' più disponibili perché sono un po' più giovani e riescono anche ad incastrare altri impegni, mentre i suoceri, sono dei nonni attenti e simpatici, ma non ci aiutano molto nella gestione (sono un po' più anziani ed hanno obiettivamente alcune difficoltà).

Ti parlerò

Un giorno, caro figlio mio, ti parlerò di cosa è successo in questi anni.

Rivedrai le nostre fotografie e ti chiederai perché indossavamo le mascherine.

Perché quando eri dentro la pancia non abbiamo visto tanti amici, o perché quando sei nato non abbiamo fatto tante feste.

Ci saranno i racconti del lockdown, di quando io e papà eravamo soli in casa, passavamo le giornate a guardare la TV, a cucinare e girate video divertenti da condividere con gli amici; in quello stesso periodo sapevamo che da qualche parte, qualcuno stava "lavorando per noi" e prima o poi, avremmo avuto la notizia che i nostri gameti sarebbero arrivati.

Esogestazione

Il nostro cucciolo ha compiuto 9 mesi, e questi 9 mesi dopo la nascita, sono importanti tanto quanto la gravidanza stessa.

In questo periodo il piccolo si è abituato alla sua nuova vita, mentre noi genitori dobbiamo imparare a comprendere il bambino attraverso i segnali che ci manda (pianto, movimento etc).
Durante questo periodo, è vero che l’unico modo per poterlo calmare è tenerlo in braccio - povera la mia schiena, un’esigenza che in molti chiamano “vizio” (pure la suocera), anche se questo è un bisogno fisiologico che prende il nome di #esogestazione.

A volte sembriamo scordarci che i neonati sono stati tanto tempo dentro la nostra pancia, a stretto contatto con noi; rannicchiati per 9 mesi in un luogo nel quale si sono sentiti protetti e al sicuro, al caldo, mangiando dormendo giocando ai loro ritmi.

Octopus

Oggi parliamo di bambini.

Questo post è scritto in collaborazione con Daniela di Labocorner - Uncinetto e cucito per bambini.
È una dolcissima mamma e un'artigiana, che crea con passione articoli per bambini: dalle catenelle ciuccio ai portapannolini, sacchette per la scuola e cuscini, tutto personalizzabile nei colori e nei tessuti! Andate a scoprire i suoi lavori nella sua pagina!
E realizza anche i polipetti di cui vi parlerò tra poco...
 
Lo sapete che ogni anno nel mondo nascono 15 milioni di bambini prematuri? Questo significa che ogni 10 nascite, 1 è pretermine.
Le cause non sono sempre note. Esistono però alcune condizioni patologiche della madre o del feto che ne aumentano il rischio.

Odore

"Non va più via l'odore del sesso che hai addosso,

si attacca qui all'amore che posso..." citazione da Luciano Ligabue.

Per anni abbiamo vissuto con questo odore addosso, quello della voglia di stare insieme al nostro partner, di dover stare insieme a lui perché erano i giorni fertili, perché avevamo voglia di passare una bella serata, magari indossando un bel completino intimo, passavamo un bel momento tra le lenzuola; questo odore da tempo non fa più parte di me, da quando ho scoperto di essere incinta, da quando dopo la nascita del nostro piccolo, i momenti per stare insieme si contano sulle dita di due mani, anche perché non è più quell'odore carico di feromone, di desiderio, perché sono soltanto dei brevi incontri quelli tra mamma e papà.

Essere madre

Non riesco ad avere un minimo di vita normale come prima della nascita del nostro piccolo: non ricordo cosa vuol dire dormire tutta la notte. Poi guardo nostro figlio, vedo i suoi occhi scuri, e sento dentro di me una forza incredibile. Ho amato tante persone in questa vita, ma l'amore che provo per lui è più forte di ogni altra cosa.

Insomma, perché facciamo figli? Li cerchiamo, a volte diventiamo pazze per averli e poi ci stravolgono la vita. Sono un pezzo del nostro cuore; li trattiamo con i guanti, li vestiamo con tutine e magliette, come se fossero delle bambole.

Abbiamo fatto degli errori, ne faremo altri e, avremo sempre intorno mamme che sembra non ne commettono, che siano migliori di noi.

Ci sono cascata

Ci sono cascata. Di nuovo. È difficile, non sempre siamo pronte ad affrontare giornate no, soprattutto perché nessuno poi ti racconta, i lati "oscuri" della maternità.

Sono fortunata perché ho mia mamma che a necessità mi aiuta, ma ci sono anche più giorni in cui veramente devo contare soltanto su me stessa. Spesso anche tanti giorni di seguito, in cui lo stress si accumula.

Mio marito torna a casa che la cena è quasi pronta, la casa è in ordine e il bambino ha passato tutto il giorno in compagnia (la mia); è stanco del lavoro, ma questo - credo - non lo esenta del tutto dalla gestione della bestiolina bipede. Ma secondo me, lui crede di si.

Progressi

Durante il percorso di PMA e in tutti questi anni, ci sono stati sempre dei continui progressi o anche delle regressioni. Abbiamo sempre detto che affrontare tutto questo equivale ad andare sulle montagne russe: un momento si sta in cima e quello dopo giù nel baratro. Ed è proprio così, con tante urla e tante lacrime come quando ti va il vento negli occhi. Siamo pronti ad affrontare davvero tutto quello che ci troveremo davanti?

Nonostante tutto

Cosa succede quando quell'amica che proprio non ti aspetti, ti dice di essere incinta?

Premesso, che ho iniziato a capire che le cose devono seguire il loro corso, quindi, dopo essermela presa per la sua improvvisa ed ingiustificata assenza (ve ne parlai in un post tempo fa), dopo aver parlato male di lei perchè ero arrabbiata, finalmente, ho iniziato a farmi scivolare addosso le cose. Mi scrive? Bene, le rispondo tranquilla e vaga. Mi chiama? Accetto la chiamata e parliamo del più e del meno.

Il mio parto - 3 parte

Avevamo passato troppe ore in quella sala travaglio-parto, e specie nell’ultima parte della notte, mai da soli. Ora che finalmente eravamo in 3, decidono di portarci in un’altra stanza, generalmente dove lasciano riposare chi ha fatto il cesareo; possiamo avere un po’ di “intimità”, iniziamo a conoscerci, ad annusarci, a farci stringere le dita da quelle mani piccine e grinzose, a far attaccare quella boccuccia al mio seno. E tremo. Non ho mai smesso di tremare da tutta la notte, solo durante le spinte le gambe si fermavano e non tremavano. E ho fame e sete, ma ho tanti di quegli antidolorifici ed anestesia, che devono passare ancora un paio d’ore prima di poter mangiare qualcosa.

Il mio parto - 2 parte

Ero a digiuno da pranzo, stanca e dolorante, ormai chiunque passava davanti la mia sala travaglio buttava un occhio dentro, per vedere a che punto fossi.

Non ho avuto la percezione delle ore, ad un certo punto fuori la finestra è diventato scuro, era sera ed è arrivata con il buio una giovane ostetrica, Viviana che mi prende subito di petto, mi fa parlare, mi sprona e cerca di farmi visualizzare il piccolo. Nel frattempo, ho iniziato ad avere la sensazione di voler spingere, dopo tante ore di induzione, quindi l’arrivo di questa dottoressa non è un caso: a mano a mano che passano i minuti, arriva anche la ginecologa e una specializzanda, che iniziano a sistemarmi per il parto vero e proprio.

Il mio parto - 1 parte

Il tempo passa veloce, cioè, all’inizio della gravidanza anche i minuti sembrano eterni, ma mano a mano che passano i mesi, ti rendi conto che ci sono momenti in cui il tempo viene inghiottito e i giorni volano con uno schiocco di dita.

E così, dopo la ridatazione della mia DPP (data presunta parto) al 15 maggio (e non al 22), insieme al Dottor Gio, avevamo deciso per fare una induzione del parto, di non andare oltre le 40 settimane, sia per il mio percorso, sia perché il pupo sembrava un po’ grande.

Dopo l’unico monitoraggio fatto in ospedale, il Doc mi dice che ci vedremo da lì a 3 gg – giovedì mattina, per ricoverarmi e procedere con induzione e successivamente al parto. Esco da lì in lacrime, emozionata e spaventata allo stesso tempo. Posso utilizzare questi giorni per organizzare bene le ultime cose, e prepararmi anche psicologicamente all’arrivo del piccolo.

Amore incondizionato

E’ nato nostro figlio.

E’ nato di sera, quando non avevo più forze, volevo solo che uscisse dal mio corpo, perché davvero ero stremata. E’ uscito di un colore scuro, non ho fatto in tempo a vederlo che l’hanno portato via, ho sentito un leggero pianto e sapevo che era vivo.

Non riuscivo a dire più nulla, avevo finito il fiato con le urla delle ultime ore, ma sapevo che il mio cuore stava scoppiando di gioia, stavo impazzendo al pensiero di non averlo visto e avuto addosso come avevo sognato di tenerlo tante volte, ma dopo pochi minuti eccolo che viene portato nella stanza da mio marito, nella sua culletta trasparente.

Ho capito che vuol dire AMORE INCONDIZIONATO.

Il figlio che non arriva

Quando parliamo di infertilità, spesso la associamo alla PMA e a tutte le coppie, che dopo anni di dolore, tentativi e prove, finalmente riescono a coronare il loro sogno stringendo tra le braccia un bambino.

Ma che succede quando invece, il figlio non arriva?

Sono una donna fortunata, siamo una coppia in procinto di conoscere il nostro miracolo ma sappi, che io ti vedo, capisco come ti senti e so per certo, che ti senti sola. Vedo il tuo dolore quando guardi tutti coloro che sbandierano i loro positivi, le loro gravidanze, le loro gioie; sento che ti arrovelli il cervello perché pensi “che cosa avrei potuto fare di diverso?”; cerchi nonostante tutto di navigare nel mare del tuo dolore, senza affogare.

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