Sta iniziando una nuova vita, per il nostro bimbo, ma anche per noi tre come Famiglia, anche se all’inizio il carico maggiore (emotivo, fisico e pratico), ce l’avrò io, la mamma!
Il periodo del post parto viene chiamato puerperio, è variabile di tempo (dalle sei alle otto settimane) durante il quale l’organismo della mamma dovrebbe riuscire a ristabilirsi e a ritrovare la forma di prima della gravidanza. Solo in teoria, perché la pratica è ben diversa.
Oltre al neonato, all’impegno dell’allattamento, alle notti insonni, alla stanchezza infinita, si possono manifestare, altri problemi, fisici ma anche psicologici (come la caduta dei capelli o la depressione), dovuti proprio alle conseguenze del parto.
Mi ritengo fortunata, perché i primi 15/20 giorni è venuta tutte le mattine mia mamma: io mi prendevo cura del piccolo (e anche di me, approfittando di lei per farmi la doccia o fare una piccola passeggiata) e lei, si prendeva cura di noi, della casa, si occupava della spesa e di lasciare qualcosa pronto per la cena.
In comune accordo con mio marito, lui è tornato a lavoro quasi subito, per poter usufruire in un secondo momento dei giorni di paternità, proprio perché, avevo mamma a “disposizione” e l’abbiamo “sfruttata” per carpire i segreti da neo genitori: Mr P. si è sentito più sicuro nel lasciarci in mani esperte.
Comunque, la questione del post parto è stata da una parte abbastanza facile, dall’altra un po' faticosa: innanzi tutto, avendo subito l’episiotomia, avevo un po' di difficoltà a stare seduta comoda e soprattutto, ero ancora un po’ debole a causa dell’emorragia, dovevo fare attenzione a eventuali giramenti di testa o sensazione di marea. Ma anche qui, la mamma e la suocera mi hanno rimpinzata con manicaretti e brodo (per aiutare il latte) e tante cose buone, quindi, presto sono tornata abbastanza in forze.
Ho avuto per un po' problemi al pavimento pelvico, quindi era un continuo fare la pipì e aver paura di perdermela per casa, ma anche qui, ho ricevuto i consigli giusti da un’amica ostetrica e facendo ogni giorno gli esercizi, piano piano la situazione è tornata sotto controllo; le perdite (chiamate lochiazioni) invece sono durate oltre i 40 giorni ed iniziavo a preoccuparmi (oltre che a non poterne più di avere l’assorbente o proteggi slip senza addosso), ma poi, da un giorno all’altro, sono sparite del tutto, evviva!!
Invece, da subito, ho sentito che mi mancava la pancia: quando l’avevo, mi piaceva accarezzarla, sentire i suoi calcetti, avere le mani di mio marito che la toccavano… ma la cosa più importante, è stato avere lui tra le mie – nostre – braccia, allora alla pancia non ci ho pensato più, anche se, la linea alba ancora oggi mi fa ritornare in mente l’immagine del super pancione (si sta schiarendo, ma il sole dell’estate non ha aiutato).
Quando ero incinta, in tante mi hanno parlato della depressione post parto, che nasce dalle variazioni ormonali, ma dipende anche dall’atteggiamento nei confronti delle difficoltà della vita, dalla stanchezza e dalla forma fisica: il neonato assorbe tanto dalla madre, quindi una mamma felice e tranquilla - anche se stanca – avrà un bimbo che mangia e dorme senza tanti problemi.
Ero un po' terrorizzata da tanti racconti e letture, di pianti senza motivo, di bambini urlanti, di mamme quasi che si strappavano i capelli sole (se non gli cadevano…), ma io ho cercato di vivere tutto più tranquillamente possibile e non mi sono imbattuta in questa depressione, anche se all’inizio, è stato un po' difficile approcciarsi all’allattamento e proprio lì, ho versato qualche lacrima: il piccolo all’inizio non prendeva abbastanza latte perché non mi era arrivata al montata, non sapevo se avevo latte a sufficienza e in casa, mi facevano un po' di pressioni: bevi la tisana al finocchio, prendi questo integratore, mangia il brodo con la pastina, tirati il latte per capire la quantità… Mi sono sentita una pessima madre, come se non fossi in grado di badare al benessere del piccolo, con tante voci intorno, ma senza riuscire ad ascoltare la mia: sapevo che lui stava bene, era perfetto, ma volevo anche far partecipare mio marito, che dava consigli “sbagliati” e non del tutto pertinenti (mi ha detto la collega… la moglie dell’altro collega… etc…).
Ho pianto mentre allattavo, stringevo il mio amore e non mi sentivo bene, per lui.
Poi ho reagito, mi sono detta che io ero in grado di sapere come stava lui, di sentire le sue necessità. E se non potevo essere perfetta a 360 gradi, sarei stata la mamma perfetta per lui.
Ed ancora oggi, prendo spunto da quei momenti di stanchezza, per andare avanti e tirare fuori il meglio di me.
Si dorme poco, lui mangia tanto, vuole attenzione, vuole il contatto, ha iniziato a scoprire la sua voce, piange con dei lacrimoni giganti ma, siamo felici e iniziamo, un giorno per volta, a capire come costruire le basi del nostro futuro. Del resto, ci stiamo ancora conoscendo.
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