Un giorno, caro figlio mio, ti parlerò di cosa è successo in questi anni.
Rivedrai le nostre fotografie e ti chiederai perché indossavamo le mascherine.
Perché quando eri dentro la pancia non abbiamo visto tanti amici, o perché quando sei nato non abbiamo fatto tante feste.
Ci saranno i racconti del lockdown, di quando io e papà eravamo soli in casa, passavamo le giornate a guardare la TV, a cucinare e girate video divertenti da condividere con gli amici; in quello stesso periodo sapevamo che da qualche parte, qualcuno stava "lavorando per noi" e prima o poi, avremmo avuto la notizia che i nostri gameti sarebbero arrivati.
Ti racconterò di come ci era negato un abbraccio o una semplice stretta di mano, quelle semplici espressioni corporee che hanno iniziato a mancarci come l'aria.
Io e il tuo papà siamo stati forti in ospedale, mentre aspettavamo che decidessi di presentarti alla vita, senza i nonni, gli zii, i palloncini, il caos intorno.
Pochi baci per te ma tanto, tantissimo affetto.
Le tue prime volte, noi che ci stupiamo e tu che cresci a vista d'occhio.
E poi, nuovamente chiusi in casa.
Questo brutto e cattivo virus è arrivato anche dentro le nostre mura. Prima papà sta male e lo teniamo dentro la stanzetta, per proteggerci.
Io e te, quattro giorni soli ad affrontare questa strana situazione, a dormire vicini nel lettone per non sentire la sua mancanza.
Io che poi sto male, sono positiva, ma continuo a sorridere, con le maniche arrotolate per tenere insieme tutti i pezzi di casa e famiglia. Ma io e papà con le mascherine. Quasi senza prenderti in braccio, non vogliamo che arrivi a te questa cosa brutta.
Giochi, sorrisi, sei un terremoto, ma poi piano ti spengni. Hai la febbre e anche tu stai male.
Due notti da incubo, la febbre alta, tu che quasi non riesci a svegliarti e noi abbiamo paura. Ascoltiamo con attenzione il tuo respiro, cerchiamo di farti ridere, di farti stare bene nonostante tutto.
Ma siamo preoccupati. "Poteva capitare a chiunque", come è già capitato in famiglia e a tanti che conosciamo.
Ma ora sono 2 settimane che io e te siamo chiusi in casa. Sembra un sogno guardare il cielo azzurro fuori dalla finestra.
E siamo ancora positivi io e te; papà va a lavoro, ci fa la spesa, si occupa delle faccende fuori di casa, per noi. Lui "è libero" e negativo.
Io e te, abbiamo ancora un po' di tempo da passare qui dentro, insieme.
Giochiamo, balliamo le canzoni di Sanremo, facciamo le videochiamate con i nonni e gli zii, leggiamo, ti faccio il solletico sul lettone e gattoni sul tappeto.
Ti stai perdendo un pezzo di vita fuori di qui, ma ci stai donando i tuoi progressi; io e te, che abbiamo bisogno di contatto e stiamo stretti mentre ti allatto e quando ci addormentiamo abbracciati.
Scusami se sono stanca, ma un giorno, ti racconterò anche questa storia, intanto continuiamo a viverla insieme...
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