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L'Amore ai tempi della PMA


Una volta si parlava "dell'amore ai tempi del colera", romanzo dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez. Oggi invece, chiamo in causa me stessa e altre milioni di coppie, parlando dell'amore ai tempi della PMA.
Siamo nella settimana di San Valentino e quale momento migliore per parlare di AMORE?

Per chi mi segue, sa che nel bene e nel male, con mio marito siamo rimasti sempre legati, sempre sulla stessa lunghezza d'onda, anche se poi quando mi buttavo giù, ero negativa e in una valle di lacrime, era lui a fare la voce grossa e pronto a scuotermi.

La PMA e tutti i suoi ostacoli hanno avuto una ripercussione nella nostra vita di coppia? Proprio una passeggiata non è stata, ma tanto è sempre stato forte il desiderio di avere un figlio per entrambi, che non ci siamo neanche fatti troppe domande. Abbiamo seguito il cuore, la testa e lo stomaco (dove spesso abbiamo sentito farfalle volare, di gioia o di rabbia).
E’ stato più che altro difficile maturare l'idea di non essere in grado di fare un figlio "da soli", nonostante che entrambi ancora continuiamo ad avere la speranza di un piccolo miracolo in una gravidanza naturale.

Amo mio marito, per come mi guarda, per come mi fa sentire, perchè mi sento protetta e so che cercherà sempre di farmi sorridere, superando gli ostacoli a testa alta.
Siamo una coppia rispettosa e pronta a sacrificarci per l'altro, perchè se sta bene uno, l'altro beneficia del suo benessere; abbiamo stima reciproca e sappiamo essere ironici anche nelle situazioni più delicate.
Questo è l'amore. Viviamo bene insieme ma non ci manca l'indipendenza; siamo una coppia ma siamo prima di tutto degli individui singoli, che hanno bisogno del loro spazio, delle proprie cose, dei loro amici, in momenti di rilassata vita non sempre simbiotica.
Ci siamo sempre sostenuti, con affetto e sorrisi, asciugandoci le lacrime o il sudore; stretti negli abbracci ci siamo avventurati alla volta di una battaglia segnata da bombardamenti ormonali ed emotivi, vissuti a volte in solitudine. Siamo una coppia esclusa dal concepimento (per ora), fuori dai discorsi di chi intorno a noi parla di poppate, pannolini, notti insonni, noi che pensiamo che questa sia un'ingiustizia, e non ce la possiamo prendere con nessuno, nessun petto colpevole contro cui battere i pugni..
Siamo sempre stati molto socievoli e sociali, ma a volte vivere con tutte le informazioni di coppie/genitori che non si rendono conto di essere poco delicati, ci fanno traballare; può capitare che mi fermi a guardare un bambino che gioca per strada, piuttosto che un neonato nella sua carrozzina e lo faccio con gli occhi a cuore, con la speranza di poterne avere uno nostro: allora lui mi guarda un pò corrucciato, con lo sguardo pronto a sgridarmi. Ma lo fa per me, solo per tirarmi fuori da quel turbinio di emozioni che mi rendono da felice a triste in pochi istanti, quando torno alla realtà che "noi no".

Mio marito, come la maggior parte dei compagni in questo percorso, diventa sofferente anche dal punto di vista del senso di colpa, perchè sono io che maggiormente ho il peso della situazione, quando mi sono sottoposta allo stress delle varie tecniche. La sua è una parte di "stress indiretto", nel vedermi affaticata, delusa, bucata.. ma la mia sofferenza un pò si affievolisce sapendo che lui è sempre accanto a me, fisicamente ed emotivamente.

E andiamo avanti, assaporando il tempo che passiamo insieme, pensando che il tempo che stiamo vivendo è ORA, un tempo che non tornerà indietro e per questo, non abbiamo bisogno di piangerci addosso quando siamo insieme, ma dobbiamo divertirci, vivere, sorridere e fare quello che ci fa stare bene. INSIEME.

Noi siamo una di quelle coppie che ha reagito alla PMA rafforzando il proprio rapporto e superando insieme le crisi e gli scombussolamenti, mettendo tutte le nostre forze per raggiungere il risultato (continuiamo, non ci arrendiamo!).
E mi viene da sorridere quando sento o leggo che "fare un figlio con la PMA non è un atto d'amore"; chi scrive che "ogni essere umano ha il diritto ad essere concepito nel contesto dell'amore coniugale e attraverso i gesti che incarnano questo amore", ma avremmo preferito fare un figlio con il "metodo naturale" e solo chi c'è dentro lo può capire, piuttosto che vivere in questo "incubo".

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