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La ceramica si ripara. E noi?

In Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l'oro, perché un vaso rotto può divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine.

Rompendosi, la ceramica prende nuova vita attraverso le linee di frattura, rendendo l'oggetto ancora più pregiato. L'arte di abbracciare il danno, di non vergognarsi delle ferite, è la delicata lezione simbolica suggerita dall'arte giapponese del kintsugi.

Per come siamo culturalmente abituati in occidente, si fa fatica ad accettare, a diventare consapevoli e a fare la pace con le "proprie crepe", sia quelle del corpo, che quelle dell'anima.

Tutte queste ferite/fratture/crepe vengono viste come fragilità e ciò porta ad un pensiero: se è rotto è colpa di qualcuno e và buttato; se si parla di una persona, sarebbeil caso di allontanarla.

Però, c'è un però, non scordiamolo: la sofferenza è parte della vita, se impariamo a riconoscerla e a gestirla, ci "ricorda" che siamo vivi; quando ne prendiamo coscienza, ci rende più forti, a volte anche più saggi. E comunque, vuoi o non vuoi, ci lascia un segno. Sappiamo bene che elaborare una ferita è un procedimento lento, che ha bisogno di cura, pazienza e amore, ma quando si riesce a riattaccare i pezzi, può portare a risultati imprevisti e bellissimi.

Noi siamo qui, a curare le nostre ferite, a riparare con l'amore e la speranza le nostre crepe, quelle vecchie.
Respiriamo come non abbiamo mai fatto. Mi metto le mani sulla pancia e parlo come se ci fosse un bambino. Ho paura, tanta paura di cadere e di farmi male. Di rompere nuovamente la mia ceramica, quella che già è stata riparata con affetto e forza di volontà.
Io e Mr. P. ci andiamo con i piedi di piombo stavolta. Non ci facciamo troppe illusioni, ma preghiamo in silenzio, ognuno per se.

Ho appena finito di vedere una puntata di una serie tv: basta una preghiera e chi sta sul letto di morte, miracolosamente si muove e apre gli occhi. Ho pianto (sono gli ormoni, ma anche l'emotività della scena) e ho anche chiesto, nuovamente rivolta verso l'alto: ma perchè queste cose succedono solo nella finzione? Perchè a volte, non basta una preghiera per poter raggiungere i nostri desideri?

3 commenti:

  1. Le preghiere funzionano, solo che magari hanno dei tempi di ascolto diversi da quelli della richiesta.
    Funzionano principalmente per la mente e l'anima di chi decide di rivolgerle verso qualcuno o qualcosa, danno sollievo, regalano una speranza e danno pace al tormento della mente.
    Certe volte vengono ascoltate subito, altre volte con mooolto mooolto ritardo ed altre ancora non vengono mai ascoltate. Il mai può voler dire tante cose... Personalmente ho sempre creduto che se qualcosa, nonostante le mie preghiere, non andasse come volevo è perché quello che volevo in quel momento non era la cosa giusta per me, per la mia vita e che ci sarebbe stato altro, il tempo mi avrebbe fatto capire.
    So che è un concetto piuttosto astratto, ma in ogni cosa che accade c'è un perché, anche nel momento in cui accade ritengo non ci sia semplice casualità.
    Purtroppo non so e non posso darti suggerimenti particolari per vivere questo momento, ma sappi che tu sono vicina, con la stessa empatia di chi ha vissuto il momento prima di te.
    Ti abbraccio.

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  2. Ciao @Selia, ma tu come stai??
    Continuo a mettere insieme i cocci, davvero. Appena mi sento positiva, ecco che viene un attimo lo sconforto. Allora piano piano, mi rimetto in careggiata e dico che no, devo essere energica.
    Prego, come ho sempre fatto, ed anche se sono convinta che ognuno di noi ha un destino scritto e che il tempo che abbiamo avuto fino ad ora sia stato indispensabile per essere dove e quelli che siamo, a volte (come sai bene), sono amareggiata.
    Stavolta però, piedi a terra, testa e cuore sulla stessa lunghezza d'onda. Non si viaggia, si vive giorno per giorno!! Aspetto tue notizie!

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  3. Sono ancora molto frastornata e penso di essere l'esempio di preghiere ascoltate quando smetti di pregare, di sperare, di piangere e di credere in qualcosa. Sto iniziando a fare i primi esami e stavolta, al contrario della gravidanza precedente in cui ero gasatissima, sono inversamente piena di ansie e paure, sarà perché se da un lato ho visto realizzarsi un sogno, dall'altro sono stata messa alla porta lavorativamente parlando, dopo 15 anni e dopo un rapporto a dir poco familiare. Ed è abbastanza destabilizzante, seppure la storie di tante donne in Italia.
    Io sono certa che arriverà un momento in cui smetterai di raccogliere e riassemblare cocci, solo che purtroppo non so quando. Non voglio regalarti speranze, non è mia abitudine, anche perché so quanto possano far male, ma credo che qualcosa nella vostra vita debba accadere, sembra tutto troppo nonsense per non avere una spiegazione.
    Piedi a terra, testa a riposo e mano sul cuore, per il momento mi sento solo di darti questo consiglio, per il resto spero con te e per te!

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