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Parlare di dolore

In questi giorni, mi è capitato spesso di pensare al dolore, di avere gli occhi lucidi davanti ai fatti che si susseguono in tv (in particolare il caso del calciatore della Fiorentina), perchè in tutta la bruttezza che c'è in giro (non voglio scrivere della guerra.. dei disordini e di altre cose, sto solo facendo i miei soliti pensieri mattutini), il dolore per la perdita di questo ragazzo, ha creato qualcosa di bello, che va oltre ogni aspettativa: il gruppo e l'affetto.

Il dolore ha una doppia natura: è un'esperienza sensoriale e affettiva. Infatti si può sentire l'intensità del dolore e quale parte del corpo sia colpita (livello sensoriale). Oppure ci si rende conto di quanto sia sgradevole (livello affettivo).
Cosa sentiamo noi, quando sentiamo per esempio, un bambino piangere? Un pò ci rendiamo conto che questa sofferenza, in un certo senso, la sperimentiamo anche noi. Ma che cosa significa condividere il dolore altrui? E’ solo una metafora? O il dolore anche "indiretto" coinvolge le stesse componenti di chi lo prova sulla propria pelle?

Il dolore dell'altro ci coinvolge perché fa scattare in noi, spesso ignari di meccanismi interiori, un processo di identificazione con la persona in difficoltà. Pensavo fosse più difficile condividere il dolore, perché condividere significa, riuscire a comprendere e sostenere l'altro, significa rafforzare anche il più piccolo soffio di positività; significa accettare la condizione dell'altro, cioè la condizione vissuta dall'altro.

E quello che è successo in questi giorni, è che tutti abbiamo condiviso lo stesso dolore, abbiamo versato le stesse lacrime, noi con le sciarpe verdi, gialle, rosse, azzurre, viola.. tutti uniti a pensare che "no, non se lo meritava.. non dovrebbe amai succedere a nessuno". Pensiamo a quella famiglia distrutta, come se potesse essere la nostra; tutto viene ampliato e indossato da noi, come se fosse un cappotto, che ci va a pennello, però rimane un pò scomodo.

E così ho pensato a noi, ragazze dei vari forum, che rovesciamo cascate di parole per raccontarci, per descrivere i nostri giorni no, ma anche i momenti felici. Noi che non ci conosciamo, ma che siamo così vicine e unite sotto lo stesso tetto. Noi che facciamo della PMA una "falsa religione", che ci mettiamo a parlare di personali sofferenze con sconosciuti, come se fossero i nostri mentori; noi che ci cerchiamo e vogliamo incontrarci, per guardare gli occhi di chi come noi, sta affrontando la stessa sofferenza..

La cosa che facciamo tutti davanti al dolore, è fare un respiro per provare a dire quello che si può, cosciente comunque dell'effetto vano che avranno le parole..
Solo il tempo calmerà il dolore di questa ferita dell'anima, che non guarirà mai del tutto, perchè anche se con il tempo diventa sempre più sottile, solo il ricordo non si può annullare. E allora ecco che penso alle mie perdite, a chi mi ha lasciato prima del tempo e che vorrei invece fosse qui a tenermi la mano. Penso a te e a te, lo sapete, ho sempre un pensiero per voi, e nonostante gli anni, questo dolore non si attenua e no, non lo voglio annullare.

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