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Le difettose (il libro)

In questi mesi, tra ricerca e stimolazioni varie, mi sono dedicata anche a letture a tema, come vi avevo anche raccontato, su questo libro, ma anche su altri. Alcuni leggeri, altri che mi hanno colpito e ho letto quasi d'un fiato.

Tra questi, Le difettose, di Eleonora Mazzoni (edito da Einaudi).

Certo, la situazione tra la protagonista del libro e me è simile ma diversa: Carla è una quarantenne con un compagno e un lavoro perfetto. Ma non ha ancora un figlio. Come tante, dopo anni di tentativi, entra nel mondo della  PMA e anche in lei, comincia a manifestarsi l'ossessione per la maternità che non arriva.
Questo libro ci racconta in chiave ironica un tema molto importante: il cammino verso la maternità che, per alcune può risultare, se non a volte, impossibile.
Particolare è il titolo, “Le difettose”, e mi ha fatto subito sorridere, perchè anche io a volte mi sono chiesta se "sono difettosa", se è vero che una donna senza figli, non è veramente donna, completa, normale come la società vorrebbe.
Le donne che vengono raccontate nel libro, rimangono in fila per eseguire, mese dopo mese, lo stesso rituale: gli ormoni, il pick-up, il transfer, l'attesa; queste donne "difettose" si parlano via chat, via forum e nelle sale d'attesa; si sfogano, si danno conforto e consigli. Le donne di queste pagine proprio come me e le mie amiche virtuali, ci mostrano una realtà di mogli e compagne vitali, folli e disperate.

Ci sono tanti spunti di riflessioni interessanti tra le pagine: si è madri solo quando si partorisce? O si è madri quando si cresce e si educa un bambino? Nel mondo contemporaneo si fanno sempre meno figli e sempre più tardi: e quando l'orologio biologico inizia a ticchettare, mettere al mondo un bambino diventa una specie di fissazione, uno step da compiere; "ma un figlio è un diritto o un privilegio?" si chiede la protagonista.
Come queste donne, anche io a volte mi sento sbagliata, incapace di assolvere il "ruolo" per il quale noi donne siamo programmate e per il qule io ho sempre avuto un debole. In quest'epoca (che ci diciamo tanto all'avanguardia..), la sterilità viene percepita come una disgrazia, come una "punizione divina". Mi è capitato di sentirmi "l'anello mancante" di una catena invisibile; come mai in vita mia, ho provato rabbia, dolore e disperazione. Ma vi ho detto un sacco di volte, che nonostante tutto, anche dentro a questo momento buio, si può trovare un sorriso. La risata è spiazzante, insieme all'ironia (nella nostra vite e nel libro). Si può vedere la situazione da un altro punto di vista.

Quello che l'autrice ha cercato di trasmettere è l'idea di mantenere la ricerca di un figlio nell'area del desiderio sottraendolo all'ossessione. La tecnica e la scienza concedono possibilità maggiori rispetto a un secolo fa ed è giusto utilizzarle senza vergogna o giustificandosi. Bisogna però ricordarsi (MA DAI), che non sono infallibili ed è questo che i medici non sempre rivelano. Nel libro la protagonista alla fine si ferma; accetta di vivere senza figli scoprendo una forma di maternità con i suoi studenti.
Spesso nel desiderio di un figlio c'è un bisogno di "essere genitore" che non si completa solo con la maternità. Può confluire ugualmente in qualcosa di creativo e artistico.

Oggi l'autrice è mamma: proprio grazie alla procreazione assistita ha avuto due gemelli. Afferma che "Sbaglia chi dice che la fecondazione rappresenta il sogno prometeico dell'uomo che prende il posto di Dio. L'uomo manipola e trasforma quello che già esiste. Crea nuove forme, ma non crea la vita. La scienza non desacralizza. Né banalizza. Anzi. Può solo aumentare lo stupore".

Ho trovato questo libro una lettura piacevole e scorrevole, sebbene il tema affrontato sia molto importante e delicato. Ma mi sono cucita la storia addosso, prendendo le cose buone che racconta.
Se volete dare un'occhiata, qui trovate un pò di info sul libro e sull'aurice: http://ledifettose.it/

1 commento:

  1. Ne ho sentito parlare, bene tra l'altro, ma facendo parte di quelle donne che ha vissuto la pma e la ricerca del figlio che non arrivava come un'ossessione, mi sono tenuta alla larga da libri e film a tema, riproponendomi di affrontare l'argomento una volta metabolizzato il tutto.

    L'ossessione deriva sia dal fatto che culturalmente il concetto di famiglia ci viene inculcato da sempre, sia dal fatto che viviamo in una società dove si pensa di poter avere tutto sempre e cmq e vuoi non vuoi anche dal fatto che desideriamo maggiormente proprio ciò che la vita ci nega.

    Sì può essere madri in tanti modi, così come non esserlo pur avendo partorito e messo al mondo un figlio e di questa tipologia conosco tante persone purtroppo.
    Non ho grandi consigli avendo vissuto tutto con meno di un terzo della tua energia e positività

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