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Routine a due

Vorrei "prendere in prestito" il post letto da una mia "collega di PMA" qualche settimana fa, perchè come è successo a me nell'ultimo mese, lei ha aperto la questione con "perchè siamo qui?".
Alt. Nessun fraintendimento. E' ovvio che siamo qui per un motivo che ben conosciamo, ma la questione è (ne ho parlato pure durante una seduta di riflessologia) lo DEVO fare/avere o lo VOGLIO fare/avere? Ma facciamo un passo indietro, perchè vi chiederete, qual'è il punto?

Dopo l'aborto ho voluto staccare la spina e godermi questa estate romana; riprendere il tempo per me facendo diventare ME il fulcro del progetto vita; ritagliare del tempo da passare con Mr. P., anche solo stando sul divano, ma rendendolo comunque un tempo condiviso.. e tante altre cose..
Quindi, allo scadere del mio "tempo massimo per ricominciare", mi sono rimessa in contatto con il Centro e ho ricominciato con la questione analisi e affini. Bene. C'è stato un momento in cui mi guardavo da fuori e mi vedevo con i capelli dritti e lo stress alto, con mio marito che cercava di allontanarsi, ma rimaneva risucchiato nel mio vortice. Perchè?Perchè ad un certo punto è scattata la questione "DEVO farlo" per non perdere tempo, per non rischiare di andare troppo avanti. Questo DEVO ha surclassato la questione del "VOGLIO farlo", e mi faceva fare le cose in maniera meccanica piuttosto che con il cuore. Ma ora ho capito: spinta da un momento di particolare euforia, ho cavalcato l'onda e mi sono lasciata spingere in mare aperto.
Adesso no, ho abbasato la soglia di "dovere" per tornare sul "volere", perchè se ho ripreso in mano carte e scartoffie (appuntamenti e pasticche) è perchè vogliamo davvero questo bambino, vogliamo trasformare la nostra famiglia in FAMIGLIA.

Però come nelle migliori sceneggiature da serie tv, ogni tanto fa capolino quel dubbio (come avevo già raccontato mesi fa..) e allora mi guardo ancora dall'alto e cerco di vedere il lato buono di questo momento: la passione non si sta spegnendo (anche se a volte, fare i conti con i test canadesi, il tempo e gli impegni un pò ci fa fare le cose in modo meccanico); il nostro rapporto è fatto di alti e bassi, ma soprattutto di reciproche concessioni. Continua la complicità di un tempo e questo ci da lo stimolo per guardare avanti sempre mano nella mano, complici appunto.
Le questioni extra personali a volte ci portano dei grattacapi, ma siamo allegri, cerchiamo di mettere gioia e sorrisi nella nostra vita. Cerchiamo di essere leggeri, provando a vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto; ci sforziamo di osservare le situazioni da una prospettiva diversa e stiamo imparando a sdrammatizzare con umorismo e di ironia (come abbiamo sempre provato a fare).

La nostra routine ci tranquillizza. Trovare odori, certi gesti o sensazioni con un "sapore familiare" è di conforto per noi. Questo perchè la routine "apporta rituali" e ci permette di agire senza pensare, o di agire pensando a un'altra cosa, perchè la vita quotidiana è sinonimo di comfort, nel senso che non richiede alcuno sforzo "in più". Questa routine è fatta SOLO di noi due, di una ragazza-moglie e di un ragazzo-marito, che rimangono ragazza e ragazzo nonostante siano legati come "moglie-marito".

Mi chiedo: viviamo bene nella nostra dimensione (stiamo provando a far combaciare i pezzi per stare davvero sereni), tanto da pensare inconsciamente di non volere questo figlio? Siamo pronti a cambiare le carte in tavola? Sarà il mio utero attento a queste vibrazioni, per questo ancora non sono rimasta incinta?
Io il dubbio me lo faccio venire: non abbiamo problemi a prendere un appuntamento per una cena tra amici, anche se il giorno dopo andiamo a lavoro; saltiamo in sella al motorino per girare nella nostra pazza città; ci vediamo un film - quasi - dall'inizio alla fine senza troppe interruzioni; ci concediamo un aperitivo o un gelato senza fare troppi programmi.. Insomma, ci piace o no quello che abbiamo ora? Lo vogliamo cambiare? Saremo in grado di cambiarlo e gestirlo?
SI, NO, FORSE.. sarà solo il destino a dirci come andrà a finire..

4 commenti:

  1. Chiunque ha un approccio naturalistico alla vita ti dirà se questo figlio veramente lo vuoi, è successo anche a me.
    Il quesito mi infastidì un pochino, lo ammetto, mi sembrò una specie di schiaffo alla sofferenza e la risposta era sì, certo che lo voglio e no che non lo voglio perché devo.
    Iniziare un percorso di Pma richiede una fortissima motivazione, dal punto di vista fisico, psicologico ed economico è devastante e se non si è più che convinti si molla in partenza.

    Non sono mai stata d'accordo con questa semplificazione della cosa, quanto più sul fatto che quando non arriva, dopo i primi tentativi, il cervello parte e ci si incaponisce nel modo sbagliato, perdendo di vista tante tante cose. In primis se' stessi, poi l'equilibrio della coppia ed infine anche il vero senso della maternità, ma da qui a dire di non volerlo abbastanza no, non sono d'accordo.

    Dal canto nostro possiamo mettercela tutta, come energia e volontà, ma l'ultima parola spetta al destino che deciderà.

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    1. Selia.. l'altro giorno la terapista mi ha detto "perchè non inizi a pensare che potresti non averlo mai un figlio?". Le ho detto che sono troppo giovane e ci provo da troppo poco tempo per darmi già per vinta.
      Un figlio lo vogliamo, lo abbiamo sempre voluto, ma abbiamo fatto altro nel mezzo. Tornassi indietro, non rimpiangerei quello che abbiamo passato in questi anni, perchè anche se con un "briciolo" di sofferenza, non abbiamo mai rinunciato a nulla.
      Forse potrei un pò "mollare la corda", magari qualcuno ha ragione che, nel momento in cui inizio a vivere la cosa con meno stress, forse arriverà. Del resto, le stiamo provando tutte. Questa è l'unica opzione che ci manca!!

      Credo che gli ultimi mesi in particolare, siano stati davvero importanti per capire un pò di cose, soprattutto per dare al alcune la giusta importanza. Noi intanto continuiamo a goderci la vita a 2, se poi arriva anche il numero 3 (o 4), saremo ben contenti!

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  2. Mia nonna mi diceva sempre che quando ti impegni tanto nelle cose, quando ci metti pure l'anima i risultati arrivano. Beh, se guardo un po' la mia vita è sempre stato così, anche laddove non dipendeva da me direttamente, il fatto di aver fatto tutto ciò che era possibile mi premiava cmq in un modo o nell'altro la perseveranza e la caparbietà premiano, quantomeno ad essere sereni e non recriminare niente il giorno che (semmai arriverà) dirai basta. In cuor tuo saprai di aver fatto tutto ciò che ti era possibile.
    Certo, lo spauracchio del "non arriverà mai" è una realtà per tutti quelli che vivono l'infertilità, ma è anche vero che non può esserci un mai finché la voglia di crederci c'è. È giusto viversi la vita e non distruggersi l'esistenza, ma è altrettanto giusto non lasciarsi convincere da un ipotetico mai.

    Sei giovane, siete giovani, siete sani e non avete una sentenza sulle spalle di oggettiva impossibilità.
    Il non pensarci troppo è vero fino ad un certo punto, non ne va fatta un'ossessione, ma nemmeno va perso il desiderio di cercare sto bambino con tutte le proprie forze.
    No annullarsi, sì combattere.

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