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Cara Mora

Lettera aperta. Dal cuore spalancato. Giuro zero lacrime, ma secondo me, andava scritto tutto quello che leggerete qui dentro. Ora mi sento meglio (bene non del tutto, però almeno cerco di sorridere..) e ho sto colmando il vuoto nel cuore, pancia e cervello, con nuove speranze e nuovi stimoli.

Cara Mora ti scrivo.. così mi distraggo un pò..
Abbiamo deciso che eri MORA, cioè, non l'abbiamo deciso, è stato naturale chiamarti così e basta. Ti abbiamo visto come una mora, tu piccola blastocisti, piena di celluline in continua evoluzione, frutto del mio ovulo e del suo sperma.

Voglio che tu sappia che ti abbiamo amato dal primo istante in cui ho iniziato a fare le punture, perchè sapevo che ogni buco e ogni stretta di denti, mi avrebbe portato a te.
Abbiamo amato subito ognuno di voi 12, appena ci hanno detto l'esito del pick-up. E che gioia sapere che nonostante il dolore, la stimolazione aveva funzionato.
Che bello ed emozionante aspettare la chiamata del Centro, per avere dentro di me almeno uno di voi. Dovevi vedere come ero felice quella mattina, agitata ma felice perchè sapevo che sarei arrivata a prendere uno di voi, quello che era stato scelto per NOI.
Quindi con tanti sorrisi e un pò di agitazione, l'emozione di sapere che di 12, si erano fecondati ben 11 ovetti. Di questi erano sopravvissuti 8, ma 3 erano stati abbattuti dai biologi (solo più avanti scopriremo il perchè) e alla fine erano in 5 le blasto pronte, una prontissima per essere impiantata dentro di me, dopo soli pochi minuti. Anche emozionante sapere che la tecnica era stata la FIVET, quindi che da soli, ovulo e sperma si erano cercati, trovati e accoppiati.
La dottoressa, con il suo sorriso dolce, mi disse che l'indomani avremmo ricevuto la chiamata delle biologhe per sapere come procedevano i tuoi fratelli.
Distesa sul lettino, ho pianto. Per la prima volta, mi sono scivolate due lacrime. Erano di felicità. L'infermiera, anche lei con il sorriso dolce, mi ha detto "alla fine questa è la parte più emozionante. E noi siamo umani, è giusto così".

Passano 24 da quando tu eri già dentro di me, ci svegliamo abbracciati io e Mr. P. nel letto di casa nostra, tra le nostre cose; lui dolce mi accarezza la pancia, bacia i miei occhi luminosi ed emozionati. Tutta la mattina prosegue in allegria, con la musica alta ed io che tranquilla sono a letto.

Ma ecco che arriva la telefonata.
Doc: "Buongiorno signora. Le altre 4 blastocisti non sono andate avanti, quindi non abbiamo nulla da criocongelare".
Io: "ah, che brutta notizia che mi da.."
Doc: "Guardi, le abbiamo impiantato la blasto migliore, la più forte. Lei stia tranquilla e sia positiva. Troverà il resto delle informazioni nel report che le arriverà a casa.."

Ecco, neanche 24 ore di serenità. Perchè inizio a piangere pensando che non avremo un'altra possibilità, che tutta la fatica per un unico tentativo..
Mio marito visibilmente arrabbiato, più per il mio atteggiamento che per la chiamata: "se piangi, non dai speranza nè a lui nè a noi.. così non aiuti nessuno, lo sai vero?". Così mi sono soffiata il naso e ho iniziato a pensare solo a te. Solo a te Mora, dentro di me, ad ogni dolore, ad ogni stretta sulle ovaie o ad ogni dolore al seno.
Ma forse non è bastato. Ho pregato tanto, ma neanche questo è bastato? Che cosa ci serve allora?

Da quando sabato mattina mi sono svegliata senza dolore al seno, ho messo un muro tra me e la positività. Ho iniziato ad assimilare l'idea che tu non c'eri più. Solo al 5 post transfer, ho avuto la sensazione che tu non ci fossi più Mora. Perchè??
Mi sono abbattuta, ho pianto dentro la doccia, cercando comunque di continuare a parlarti, per farti arrivare la mia forza. Poi, un bel respiro e fuori, verso una giornata piena di sole e di calore.
Continuavo a pensare che mi sentivo leggera e pesante, anzi, appesantita da una sensazione che non riuscivo a spiegare e non volevo condividere.

Cara Mora, sei stata per noi un bellissimo turbinio di emozioni e, un sacco di altre cose che rimarranno sempre dentro di noi. Tutta la strada che ci ha portato da te, è un pezzo del nostro puzzle personale che si chiama VITA. Ora noi ci prendiamo per mano, rimettiamo insieme pezzi ed idee, e cerchiamo di capire quale strada percorrere, per tornare verso di te!

1 commento:

  1. Ti rendi conto che certe cose fanno male quando arrivi ad affezionarti a qualcosa che la maggior parte delle persone ignora, cioè un aggruppamento di cellule.
    Per noi sono il ponte tra l'incubo dell'infertilita ed il sogno della maternità, gli diamo un nome, ci parliamo e viviamo in loro funzione, come se si trattasse già di un bambino. Immaginiamo più di quanto vorremmo e soprattutto dovremmo.
    Una volta ho letto in un post di una ragazza, che le cercatrici di cicogna (definiamoci così che è più romantico!) sono mamme ancora prima di esserlo, sono mamme prima con la testa e con il cuore e poi, speriamo con il corpo.
    Ho sempre avuto la convinzione che prima o poi queste cellule sentano il grande amore che le aspetta ed almeno una di loro decide di rimanere con noi, perché tanto amore e sofferenza non possono perdersi nel vuoto.
    È per questo che sono straconvinta che i bimbi arrivati con questa strada siano amati di più, visceralmente e incondizionatamente, non me ne vogliano le altre mamme.
    Ce la farete.

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