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Il secondo parto

 


È passato più di un mese da quando è nata la nostra bambina, e in tante anche tra le amiche più strette, ancora mi chiedono come è andato il parto. 

Effettivamente non ne ho parlato molto perché ho vissuto e sto vivendo un momento estremamente sereno ma grazie all'equipe medica di questo ospedale, sia io che mio marito siamo riusciti a fare pace con l'idea del parto, visto che quello precedente era stato piuttosto difficoltoso e doloroso. 
Facciamo un piccolo riassunto: la mia condizione di donna ultra 40enne, con diabete gestazionale, con gravidanza PMA (ovodonazione), con la bimba più grande rispetto alla media, ha spinto la mia ginecologa a volermi indurre il parto a 38 settimane.
Sarei dovuta essere ricoverata il lunedì pomeriggio, ma visto che non c'erano posti letto, hanno rimandato il mio ricovero alla mattina di martedì. Lunedì sera/notte abbiamo approfittato della generosità dei nonni, che si sarebbero già tenuti in primogenito a dormire, per stare tranquilli con mio marito, coccolarci e riposarci un po'.
La mattina seguente, da sola, mi reco in PS dove iniziano la procedura di accesso; io serena e sorridente, ho aspettato con tranquillità ogni loro "ordine" e a mezzogiorno, sono salita in camera, in tempo anche per il pranzo. Con la vicina di letto, anche stavolta siamo entrate subito in sintonia e ci siamo raccontate un po' dei nostri percorsi (i nostri figli maggiori sono nati nello stesso ospedale a 3gg di distanza, i nostri secondogeniti un'altra volta nello stesso ospedale, a 2gg di distanza); mi avevano detto che dalle 16:00 mi avrebbero visitato e scelto il momento per iniziare l'induzione. Ci sono state delle emergenze quindi alle 20:00 (sono venuti a trovarmi sia mia mamma che mio marito) mi hanno detto che avrei iniziato l'induzione direttamente la mattina successiva, ma prima di andare a dormire visita con scollamento e un po' di ninne.
La mattina successiva alle 6:30 mi hanno portato in sala parto per iniziare l'induzione con le pasticche che mi hanno dato 5 volte ogni due ore. Del resto quando dicono che il secondo parto è più veloce parlano comunque di un parto a termine nulla di fatto con induzioni, questo per anticipare che ho iniziato ad avere contrazioni anche alla giusta frequenza e a tratti dolorose, ma il collo dell'utero per quanto morbido, non si apriva sufficientemente per far partire realmente il travaglio. Così la giornata è passata tra chiacchiere, visite (marito, mamma e papà) e il costante bip del macchinario per il monitoraggio, che misura le contrazioni e il battito fetale. 
Nel frattempo ho fatto amicizia con ostetriche, studentesse ostetriche, le infermiere quindi, chiunque entrava in camera chiedeva "come procede? Novità?". Finché alle 20:30, decidono di portare sia a me che mio marito in sala parto per una visita più approfondita e cercare di prendere in mano la situazione. Mi trovo davanti a volti familiari (ostetriche conosciute in precedenza in PS) e ci fanno capire che quasi ci siamo quindi, mio marito che non aveva neanche cenato, ha paura ad allontanarsi perché non vuole perdersi il momento più importante del percorso. 
Chiaramente niente è andato veloce: le contrazioni sono aumentate, il dolore è sicuramente aumentato tanto che ho chiesto quando sarebbe stato possibile avere l'epidurale, ma le acque non si rompevano e questo travaglio non voleva proprio partire.
A mano a mano entravano in sala più persone, ognuna con una teoria differente ma quando sono riuscite (accidentalmente... per caso) a rompermi le acque, da lì è iniziata la parte più impegnativa della serata. Mi sono sentita molto brava nel gestire il dolore e le contrazioni durante l'inserimento dell'ago per l'epidurale, che dopo poco ha permesso di farmi addormentare e rilassarmi, prima del momento focus. Perché a quel punto parliamo, dell'una di notte, ho iniziato ad avere contrazioni regolari, il collo dell'utero si è ammorbidito ulteriormente e aperto, quindi era davvero il momento di spingere.
Rispetto al parto precedente in cui mi avevano raboccato l'epidurale 5, 6 o 7 volte, qui ero alla prima dose, quindi anche la spinta è stata non dolorosa ma intensa, perché le ho sentite e provavano a farmi girare in posizioni differenti per aiutare la bambina a scendere, perché come per il primogenito, anche lei visto il peso e la grandezza, ha rischiato di uscire con "l'aiuto" della lussazione della spalla: ho visto una ostetrica che si è rabbuiata e ho capito che qualcosa non andava, infatti volevano evitare di procedere nuovamente con la distocia della spalla, ma con gioco di squadra delle ostetriche, il mio e della bambina, siamo riusciti ad avere un parto sereno, doloroso quanto basta.
Dopo le spinte e le urla, la bambina mi è stata appoggiata sul petto e ho visto i suoi meravigliosi occhi, e gli occhi lucidi di mio marito commosso quando gli hanno dato in mano le forbici per tagliare il cordone ombelicale.
E un caos tra bambina che va lavata, i miei punti messi da una sorridente ostetrica, la placenta che viaggia in un recipiente d'acciaio... E dopo un tempo che non saprei dire quanto, ci portano tutti e tre nella sala degenza, dove iniziamo la nostra nuova vita in tre... Ops, in quattro (e il piccolo ormai fratello maggiore, dorme tranquillo a casa dei nonni e non sa che la sua sorellina è nata alle 3:46 di giovedì mattina, giovedì proprio come lui).

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